
Una nutria
Lecco, 3 aprile 2019 - Vietato dare da mangiare agli animali, non a quelli feroci allo zoo, ma alle nutrie sul lago. Per cercare di evitare che i castorini si sentano di casa a Lecco più di quanto già non lo siano e che prolifichino e si moltiplichino ulteriormente, il responsabile del Demanio di Palazzo Bovara Luca Gilardoni ha firmato un’ordinanza per vietare appunto di gettare cibo alle nutrie che si sono stabilite tra il lago di Lecco e quello di Garlate, sulle sponde e l’alzaia tra il Ponte Vecchio e Rivabella.
A quanto pare infatti come a Milano qualcuno nutre i piccioni in piazza Duomo o allo zoo tira pezzetti di cibo di nascosto alle fiere nelle gabbie, a Lecco ci sarebbe chi allunga alle nutrie avanzi di mangiare, quasi si trattasse di bestiole domestiche e non di potenziali pericoli agli argini del Lario e soprattutto dell’Adda che stanno crivellando di tane. «Foraggiando le nutrie si può creare infatti un massiccio concentramento dei roditori in determinate zone, che facilita la loro riproduzione», spiega l’assessore all’Ambiente Alessio Dossi, che nei giorni scorsi ha partecipato insieme ad altri colleghi ad un incontro in Villa Locatelli con esperti del settore e gli agenti della Polizia provinciale per discutere del fenomeno. Durante la riunione dalla Provincia è stato spiegato che si sta elaborando un apposito piano di monitoraggio e contenimento dell’invasione delle nutrie.
«Al momento non abbiamo certezze sui tempi di intervento – prosegue l’assessore - Noi auspichiamo di poter intervenire al più presto con una sterilizzazione perché vogliamo scongiurare la risalita delle nutrie verso nord lungo il lago. Per questo abbiamo emanato anche l’ordinanza che vieta di nutrirle». Sterilizzare le nutrie tuttavia non appare impresa semplice, perché implica o catturarle, operarle e poi rilasciarle allo stato brado, oppure disseminare il loro habitat di bocconcini imbottiti di pillole anticoncezionali ammesso che poi li mangino. «Le ipotesi potrebbero essere o quelle della cattura delle nutrie e dello spostamento in luoghi chiusi, oppure, come rimedio estremo, l’abbattimento selettivo», spiega il comandante della Polizia provinciale Raffaella Forni.