
Marco Rusconi
Lecco, 17 febbraio 2016 - Marco Rusconi non turbò l’asta per l’assegnazione del bar al Lido di Parè, non ricevette soldi da Ernesto Palermo, nè tantomeno favorì il clan Trovato. Si è pronunciato per un’assoluzione su tutti i fronti l’avvocato Enrico Giarda, chiamato a difendere l’ex sindaco di Valmadrera per il quale il pm Bruna Albertini ha chiesto al contrario una condanna a otto anni. Punto per punto il legale ha smontato l’impianto accusatorio partendo proprio dall’assegnaziondel bando. «Tutte le notizie che Rusconi dà a Palermo si rivelano false e sono la dimostrazione che il sindaco lo vuole “sbolognare“, liquidandolo al telefono con la prima data che gli viene in mente».
Nemmeno i suggerimenti che Rusconi offre allo stesso Palermo - che va ricordato era un collega di partito, essendo consigliere Pd a Lecco - possono considerarsi aiuti «perché quel bando era noto a tutti come hanno detto i testimoni, che il pm però ritiene abbiano tutti mentito». Stesso dicasi per la presunta proroga della concessione al Lido («è stata l’ennesima “palermata»“) e sulla questione dell’incompatibilità di Saverio Lilliu, nel ruolo di socio nella «Lido di Parè srl»: «Rusconi di diritto non sa niente e quindi non può sapere che la condanna per riciclaggio di Lilliu è ostativa, così chiede prima al segretario comunale e poi all’amico avvocato Mario Anghileri, che gli danno l’okay. E nemmeno la soluzione di cambiare socio è farina del suo sacco ma dell’altro socio Antonello Redaelli». Nessuna prova nemmeno della mazzetta.
«Il pm ha solo fatto una deduzione ma non c’è alcuna prova sulla dazione di denaro», dice Giarda che poi argomenta ancora una volta con le intercettazioni a carico di Palermo. «Fino a un certo punto dice di aver ricevuto richieste di soldi da parte del sindaco, poi invece cambia registro e al telefono dice: “Questo ha preso e non ci ha dato un cazzo“». Quindi la svolta nell’arringa: «La verità è che di questo passaggio di soldi (5mila euro, ndr) non c’è prova: non sono finti a Rusconi, se li è tenuti Palermo e di questo sono convinti anche i suoi sodali». Il filo conduttore è chiaro, chiarissimo: da una parte Palermo «che prima fa il gradasso con i suoi amici ma quando si incontra con Rusconi, che a sua volta è già intercettato, non parla mai di soldi. E lo conferma anche il maresciallo Grassi». Di diverso avviso il pm Albertini, che durante requisitoria aveva citato un’intercettazione nella quale Lilliu dice a Redaelli: «Per quella cosa del sindaco facciamo io, te e lui...». Anche in questo caso Giarda smonta il teorema dell’accusa: «In realtà non stanno parlando della mazzetta ma dei soldi che servono per costruire la casetta al lido di Parè (50mila euro, ndr)».
A ulteriore prova il difensore ricorda che lo stesso Redaelli in interrogatorio ha ammesso: «Dubito che i soldi li abbia presi il sindaco». Anche Palermo, già condannato a Milano in abbreviato, avrebbe confermato di essersi tenuti quei soldi. Un Palermo descritto ancora una volta come un chiacchierone millantatore, «un ludopatico alla caccia continua di soldi che chiese addirittura all’ex senatore Antonio Rusconi di trasformare un diploma in laurea». É sull’accusa di aver favorito un clan mafioso che l’avvocato Giarda chiude la sua arringa. «Fino al 5 luglio 2011 Rusconi non sapeva che ci fosse Mario Trovato dietro. E da allora si prodigò per revocare l’assegnazione».