
Un giocatore alle slot
Lecco, 2 dicembre 2015 - Slot e denaro contante a fiumi che dalle macchinette veniva versato su uno dei due conti correnti della «Dbm Electronics» aperti alla Banca Popolare di Sondrio. «Mediamente versavamo dai cinque ai sette mila euro ogni due giorni ma dopo i weekend capitava anche di arrivare a 12mila». Lo racconta in aula Saverio Napolitano, incaricato dai due soci Claudio Bongarzone e Claudio Crotta di fare il giro dei bar nei quali erano state installate le loro slot. «Ero incaricato della provincia di Milano mentre Bongarzone si occupava della provincia di Lecco».
Nella primadelle tre udienze del processo «Metastasi» fissate prima della pausa natalizia l’attenzione si è concentrata sull’attività della «Dbm Electronics», che per l’accusa in realtà sarebbe una delle società utilizzate da Mario Trovato per riciclare il denaro sporco e a sua volta utilizzarlo per finanziare altre attività della famiglia. Tant’è che al teste è stato chiesto specificamente se avesse mai avuto rapporti con il boss o se mai qualcuno gli avesse indicato di contattare un bar su suggerimento dello stesso Trovato: «Mai», la risposta di Napolitano in entrambi i casi. Davanti al collegio presieduto dal giudice Enrico Manzi ha testimoniato anche Paola Mauri, che ha confermato di aver impegnato 20mila euro tra Bpt e azioni della Popolare di Sondrio (poi ritirati dall’istitutoi a garanzia) nella «Dbm Electronics» su consiglio del padre Gaetano, il quale collaborava con la società di Bongarzone e Crotta in qualità di tecnico manutentore delle macchinette. «Lo pagavano 1500 euro al mese in contanti ma alla fine del 2013 gli diedero un bancomat». Tant’è che l’ultimo mprelievo di contante da uno dei conti «Dbm» alla Popolare di Sondrio risulta avvenire proprio dal bancomat in dotazione al Mauri, come aveva raccontato nella precedente udienza l’amministratore della società nominato dal tribunale dopo l’arresto dei soci.
Anche Gianni Rusconi, gestore di un bar e cliente di Crotta e Bongarzone, conferma che «il Mauri veniva solo per sistemare le macchinette, i prelievi di contante li faceva Bongarzone». Alla domanda se conosce Trovato, il barista risponde di sì: «Andavo a mangiare da lui quando ero piccolo». Con la testimonianza dell’idraulico Fabio Buzzoni e del ragionier Pietro Pecis nel mirino è finita la «Rinnovo Immobiliare», altra società amministrata al 50% da Crotta e Bongarzone e tra l’altro incaricata di ristrutturare quattro appartamenti in via Roccolo 44 a Lecco di proprietà di parenti di Mario Trovato. Secondo l’accusa, in questo caso il geometra Alessio Ghislanzoni era socio occulto. Pecis ha spiegato di non conoscere Ghislanzoni e che non sia mai stato titolare di quote dell’impresa, non abbia mai partecipato a riunione dei soci, non sia intestatario di conti della società nonchè non abbia delega o potere di firma e non sia intestatario di beni immobili della Rinnovo. Si tornerà in aula martedì 15 e giovedì 17 dicembre prossimi.