Lecco, croce abbattuta sulla Grignetta: "E' la guerra dei simboli"

Potrebbe essere una sorta di “guerra” strisciante mai dichiarata ma altrettanto devastante anche lassù, in quota

La croce abbattuta in Grignetta

La croce abbattuta in Grignetta

Lecco, 8 ottobre 2017 – Croci da una parte e bandierine tibetane, dall’altra, simboli di religioni e culture differenti, ma che per gli amanti della montagna tracciano il cammino, segnano la conquista di una vetta e soprattutto esprimono il rapporto profondo, quasi trascendente, tra gli alpinisti e la natura. Eppure per qualcuno sono motivo di scontro, un pretesto per condurre una sorta di “guerra” strisciante mai dichiarata ma altrettanto devastante anche lassù, in quota. Nella faida tra i tradizionalisti della civiltà cattolica e i novelli buddisti locali, l’altra notte ad andarci di mezzo sono state la grande croce in metallo installata ormai novant’anni fa sulla sommità della Grignetta e la statuetta della madonna collocata ai suoi piedi. Il crocifisso è infatti crollato e al simulacro di Maria è stata mozzata di netto la testa. 

Inizialmente si è ipotizzato che la croce fosse stata travolta e divelta dalle forti raffiche di vento, poi si è fatto largo il dubbio e infine la certezza che una folata d’aria, per quanto violenta, non avrebbe potuto sradicarla. La croce sarebbe stata quindi indebolita e danneggiata di proposito affinché franasse alla prima spira di vento, oppure sarebbe stata addirittura sollevata dal basamento gettata giù dallo sperone di roccia da cui dominava l’intera provincia. Eppure chi ha dormito nel bivacco Ferrario mentre la croce veniva strappata via sostiene di non aver sentito nulla, se non appunto il rumore del vento sferzare le pareti del rifugio che si trova a pochi metri dalla croce.

Giuseppe Orlandi, 73 anni, presidente del Cai di Ballabio e volontario del Soccorso alpino, il “guardiano” della Grigna meridionale che tutti nell’ambiente conoscono come Calumer, è convinto tuttavia che non si è trattato di un incidente casuale. «La croce è stata piegata, spezzata e buttata a terra da almeno quattro o cinque persone. Anche la madonnina è stata decapitata apposta. Il vento non provoca simili scempi». Il 73enne avverte pure che secondo lui non è finita qui, che altri croci cadranno e altre bandierine tibetane verranno strappate. Parla inoltre di «fanatici». Gli indizi che la croce e la madonnina siano solo le prime vittime di una battaglia appena cominciata del resto non mancano, i commenti postati sui social su quanto accaduto sono feroci, quasi quanto il gesto compiuto lassù a 2.177 metri di quota, e non lasciano presagire nulla di buono.