Il classico caso in cui si dice che la montagna ha partorito il topolino. In 1° grado l’ispettore capo della Polizia di Stato Gaspare Aiello, all’epoca alla Squadra Volante della questura di Sondrio, era stato assolto dai giudici del Tribunale valtellinese dall’imputazione di 26 omesse denunce di reato, in quanto secondo la tesa sostenuta dall’accusa era a conoscenza dei falsi commessi dal messo comunale di Spriana, Luigino Scilironi. E, invece, condannato per un paio di episodi di falso in atto pubblico che avrebbe lui stesso commesso: due anni e tre mesi di reclusione, peraltro senza sospensione della pena. Ora, a Milano, la Corte d’Appello, sezione 4ª, lo ha mandato completamente assolto per uno dei due episodi di falso e condannato per uno soltanto a un anno di reclusione e pena sospesa. I magistrati gli contestavano che, d’intesa con il messo comunale, avesse portato in Comune, a Spriana, certificati di vendita di auto con le firme già apposte fra venditore e acquirente prima del momento in cui avrebbero dovuto esserlo. Alla fine, per Aiello, in carriera più volte premiato per essersi distinto in servizio, dall’apertura dell’inchiesta (circa 6mila pagine) trasferito alla questura di Brescia, è rimasta in piedi una sola imputazione, mentre tutte le altre sono crollate, come un castello di carte. In Appello si è giudicata anche la posizione dei coimputati Scilironi che ha avuto un anno e sei mesi e il carrozziere Umberto Varisto, quest’ultimo condannato a un anno e cinque mesi. Per conoscere le motivazioni della sentenza 90 giorni.
"Non posso che essere soddisfatto per l’esito, ossia per la drastica riduzione della pena in Corte d’Appello - dichiara l’avvocato Fabrizio Consoloni di Lecco, difensore di Aiello - in quanto per uno dei due reati di falso rimasti in piedi le prove non erano valide ed erano contraddittorie. Ora ricorrerò, comunque, in Cassazione". Mi.Pu.