
I 65 tecnici del Soccorso alpino della Valsassina e Valvarrone come del resto tutti i colleghi del Corpo nazionale e del soccorso alpino e speleologico sono come Clark Kent. Sotto il vestito indossano ogni momento la loro uniforme da "supereroi" e il bagagliaio della loro auto è sempre pieno di corde, caschi, moschettoni e imbraghi, pronti a piantare in asso tutto e tutti per correre e a volte volare in aiuto di chi è in difficoltà. La stazione del Soccorso alpino valsassinese è stata fondata nel 1983 dalla fusione di quella di Barzio, Dervio e Premana. Conta 51 operatori di soccorso alpino, 3 medici, 7 tecnici di soccorso, 3 soci collaboratori, 4 guide alpine di cui 1 istruttore nazionale, 5 aspiranti volontari e 4 giovani. È la più numerosa e attiva di tutto il Cnsas lombardo, di cui fanno parte 440 soccorritori, composto dalla XIX Delegazione Lariana, la V Bresciana, la VI Orobica, la VII Valtellinese e la IX Speleologica. "Siamo tutti professionisti del soccorso ma che lavoriamo gratuitamente", spiega il capostazione Alessandro Spada. I tecnici del Soccorso alpino non sono infatti stipendiati: per legge se sono dipendenti non perdono solo la giornata di lavoro in caso di intervento, sebbene spesso vengano mobilitati durante i fine settimana, quando sono a casa di riposo. Sono orgogliosi di essere volontari: "Ci permette di soccorrere le persone come se fossero di famiglia". "Per entrare a far parte del Soccorso alpino bisogna superare una griglia difficile e superare prove di arrampicata, sci-alpinismo e di movimento su terreno misto – spiega Marco Anemoni, a delegato della XIX Lariana -. Poi si deve affrontare un anno di formazione". D.D.S.