Riabilitazione in dad, come la didattica a distanza durante il lockdown da Covid. L’idea, anzi la necessità della teleriabilitazione da casa, deriva proprio dal lungo periodo di reclusione durante la pandemia da coronavirus, quando molti pazienti non hanno più potuto sottoporsi alle sessioni riabilitative in ospedale, dichiarati off-limits per provare a ridurre focolai e contagi. La situazione è poi paradossalmente peggiorata una volta terminata l’emergenza sanitaria, poiché proprio i superstiti del Sars-Cov-2 hanno avuto e hanno ancora bisogno di riabilitazione respiratoria. Ad aggravare il quadro c’è poi pure la carenza cronica di operatori sanitari, fisioterapisti e professionisti della riabilitazione compresi.
Ad elaborare e testare sistemi di teleriabilitazione sono stati i ricercatori del Polo territoriale di Lecco del Politecnico di Milano (nella foto Manuela Grecchi, rettore del polo lecchese), con gli specialisti elvetici della Clinica Hildebrand, che è un centro di riabilitazione all’avanguardia di Brissago, nel Canton Ticino in Svizzera, e dell’Auxologico italiano, che hanno "inventato" il terapista digitale da remoto. Lo hanno sperimentato appunto alcuni pazienti post-Covid selezionati per svolgere un programma riabilitativo a domicilio, sottoposti a valutazioni cliniche e strumentali. "I risultati ottenuti - spiegano dal Polimi - hanno mostrato significativi miglioramenti nel tempo di molti parametri motori e respiratori. Da sottolineare inoltre il gradimento da parte dei pazienti, sia in termini di usabilità dei sistemi di teleriabilitazione, sia a livello degli effetti ottenuti".
D.D.S.