In tanti all’addio a “Fabo“ il pilota morto in elicottero

Madesimo, il funerale di Fabrizio Bonacina si è celebrato a Milano, la sua città ma c’era anche una corona di fiori portata dagli amici della località montana

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MADESIMO (Sondrio)

di Marianna Vazzana

La chiesa piena di parenti e amici. A salutarlo, anche il vento freddo di una mattina di marzo e il sole di fine inverno che, infinite volte, gli hanno sfiorato la pelle mentre volava sul suo elicottero o sciava in montagna. Ieri, nella chiesa di Santa Maria Nascente al Qt8, Milano ha dato l’addio a Fabrizio Bonacina, “Fabo“.

Quarantanovenne milanese, pilota d’elicottero, è morto in Amazzonia lo scorso 19 febbraio dopo essere precipitato con il mezzo in fase di decollo.

Amante degli sport estremi, affezionato a Madesimo (in provincia di Sondrio) dove è stato tra i primi a praticare lo snowboard negli anni Ottanta e per un periodo ha anche gestito lo snowpark, era un "cittadino del mondo", come lo ha definito il cugino Marco Achilli. Ha abitato in Brasile, dove ha avuto una figlia, dodicenne, ieri presente insieme alla mamma Duda (dalla quale l’uomo si era separato), poi in Cile, in Nepal e di nuovo in Brasile, "non temendo di andare in giro per il mondo mettendosi a servizio degli altri. In Nepal, dove faceva servizio civile – ha ricordato nell’omelia don Mario Manzoni – ha aiutato tanti ammalati di Covid, trasportandoli per garantire loro cura e possibilità di salvezza. Tutto quello che si può dire di Fabrizio lo state dicendo voi, con una presenza così numerosa". Sulle prime panche i genitori Mariella e Italo e i fratelli Francesca e Nicolò. Fabo ha trascorso i suoi ultimi giorni attraversando il cielo della più grande foresta pluviale del pianeta.

"Siamo davanti alle sue ceneri, a chiederci: se questo è l’esito della vita, perché dobbiamo vivere la fatica di questa vita? Ma dobbiamo fare un’altra considerazione: Fabrizio ha vissuto in pienezza, non ha buttato via la sua esistenza. Ha gustato la vita perché ha avvertito dentro di sé un richiamo all’infinito e l’ha seguito negli spazi aperti del cielo e della montagna".

Fabrizio è sempre stato "uno spirito libero. Ti abbiamo spesso invidiato per questo: non hai sprecato neanche un giorno della tua vita – ha proseguito il cugino –. Cuore grandissimo, ti sei reinventato numerose volte, nel lavoro e non solo. Quante estati passate insieme al mare.

Quanti momenti a Madesimo, il punto fermo nel quale ci siamo incontrati ogni volta che tornavi in Italia (ieri, tra le corone di fiori, c’era anche quella degli “Amici di Madesimo“, ndr). Ci siamo presi anche il Covid insieme, facendo a gara a chi si sarebbe negativizzato prima. E hai vinto tu, come al solito. Ora, sei volato ancora più in alto nel cielo".