
La cerimonia
Lierna (Lecco), 8 giugnoe 2019 – La piccola chiesa medioevale dei Santi Maurizio e Lazzaro del Castello di Lierna come la basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, dove i Templari diventavano cavalieri e che dovevano difendere. In quel luogo, dedicato ai patroni dell'Ordine cavalleresco sabaudo, tra ieri e oggi sono state celebrate la veglia d'armi con la cerimonia di suffragio in memoria del sacrificio di Jacques de Molay, 21esimo Gran maestro dell'Ordine Templare dei Poveri Cavalieri di Cristo, arso vivo il 18 marzo 1314 sull'Ille de France a Parigi all'età di 71 anni, e la messa di investitura dei nuovi cavalieri.
Nulla di segreto, nulla di occulto, nulla di esoterico, solo il numero complessivo degli adepti non può essere rivelato. Il rito si è svolto alla luce del sole, nel pieno rispetto della Costituzione italiana, alla presenza di delegati di diverse commende e precettorie. In un clima d'altri tempi ai prescelti postulandi è stata donata la cappa bianca e la spada ed è stato affidato il mandato, dopo aver giurato ed essersi purificati con la terra, l'acqua, l'aria e il fuoco e al termine di una notte di veglia d'armi. Quindi la cerimonia di investitura vera e proria, con la spada adegiata sulle spalle e sulla testa: "Nel nome di Dio io ti ricevo, nel nome di San Michele io ti costituisco, nel nome di San Giorgio io ti proclamo cavaliere".
A presiede la veglia e il rito di investitura è stato Alberto Zampolli, 72 anni, ex commerciante di Montevecchia, 47° Gran maestro dell'Orde souverain et militaire du temple de Jerusalem, l'unico e regolare discendete delle antiche tradizioni dei cavalieri deputati a difendere i pellegrini in viaggio verso la Terra Santa e i luoghi della cristianità. “Il nostro scopo è quello di perpetrare e diffondere l'ideale templare nel mondo profano - spiega il Gran maestro -. La nostra società è fondata sugli ideali templari, agli antichi cavalieri noi tutti dobbiamo molto, ad esempio il sistema bancario”. La messa è stata invece officiata dal parroco don Marco Malugani.Tramite l'associazione dell'Ordine, i moderni crociati, che tra loro si chiamano e si considerano fratelli, ad esempio svolgono molte attività di volontariato, anche in zona: “Abbiamo finanziato una protesi di ultima generazione per una ragazza mutilata ad una gamba. Inoltre stiamo aiutando diverse persone in difficoltà economiche”. “I tempi sono cambiati, nessuno di noi vuole cimentarsi in crociate né guerre, ma la missione di assistenza e aiuto verso i più deboli resta immutata, come l'onore che intendiamo testimoniare”, prosegue il capo dei moderni templari.