di Daniele De Salvo
I due futuri ponti ancora tutti da progettare che nel giro di tre lustri dovrebbero definitivamente pensionare il vecchio San Michele più che unire marcano le distanze. A segnare le differenze tra la sponda lecchese dell’Adda e quella bergamasca è soprattutto l’ubicazione di quello che sarà il nuovo viadotto viario: il sindaco di Calusco Michele Pellegrini vorrebbe sia collegato direttamente con la tangenzialina sud dell’Isola, mentre il collega di Paderno, Gianpaolo Torchio, teme interferenze con la situazione viabilistica attuale già al collasso. Il primo cittadino di Robbiate Daniele Villa invece non lo vuole proprio.
Tra i litiganti figurano anche i funzionati della Soprintendenza che potrebbero mettere a rischio la candidatura dei nuovi ponti, uno stradale e l’altro ferroviario, potrebbero mettere a rischio la candidatura a sito Unesco del capolavoro di archeologia industriale disegnato dall’ingegnere svizzero Jules Röthlisberger terminato di costruire nel 1890. "Ci sono molti aspetti da valutare per scegliere le soluzioni migliori che tengano conto sia degli aspetti viabilistici su entrambe le sponde sia di quelli paesaggistici, ambientali e architettonici in modo da non vanificare gli sforzi che stiamo compiendo per inserire il San Michele tra la lista dei beni patrimonio dell’umanità", spiega Torchio che l’altro giorno ha partecipato ad una riunione organizzata dai vertici e dai tecnici di Rfi per cominciare a vagliare appunto le diverse istanze.
Sul tavolo ci sono già dei rendering e dei tracciati di massima. "Ci sono aspetti da approfondire e soprattutto c’è un accordo da raggiungere tra i rappresentanti dei vari enti locali. Occorre una sintesi", spiega l’assessore regionale Claudia Terzi. Intanto i lavori per riaprire il San Michele anche ai pendolari entro settembre procedono a ritmi serrati.