Cinque condanne pesanti. Le ha chieste ieri il pm Marzia Aliatis al processo per il filone corruttivo della maxi-inchiesta Leonessa: 9 anni e mezzo per l’ex direttore dell’Agenzia delle entrate di Brescia Generoso Biondi, 6 anni e due mesi per il finanziere Antonio Pavone e altrettanti per il consulente del lavoro Pietro Simonini, un anno e mezzo per il funzionario del Fisco Giovanni Zapparata e un anno per il commercialista Mauro Rigamonti. Assoluzione invece per Pasquale Giovanni Castaldo. A processo c’è anche l’ex capoarea della Direzione provinciale Alessandro De Domenico, per il quale la Procura ha chiesto la riqualificazione dell’accusa di corruzione in traffico di influenze illecite.
I giudici hanno concesso i termini a difesa e la sua posizione, in riferimento a una presunta mazzetta di 50mila euro allungata nella primavera 2018 dal titolare della Fervorari rottami per sanare un contenzioso con l’Erario di oltre 21 milioni e spartita tra De Domenico, Biondi e il finanziere Francesco Liguoro (che ha già patteggiato) sarà discussa il 21 dicembre. L’inchiesta ha messo in luce soffiate, ammorbidimenti dei controlli fiscali e chiusure di contenziosi in cambio di regali, mazzette, favori. Un quadro di "relazioni professionali e private tra gli imputati all’insegna dell’opacità e del mercimonio della funzione pubblica" ha detto Aliatis, sottolineando "la promiscuità di interessi pubblici e privati di allarmante gravità". Le difese - quelle di Biondi e De Domenico devono ancora concludere - hanno chiesto assoluzioni.
Beatrice Raspa