REDAZIONE LECCO

Fallimento Grattarola, un ex dipendente: pagamenti in nero

Il testimone: "Pratica diffusa". Ma la seconda deposizione smentisce la ricostruzione: nessuna busta con i soldi

Colpo di scena al processo nei confronti di Marco Valsecchi, accusato di bancarotta per il fallimento della Grattarola, la società con sede a Cortenova Valsassina, specializzata nella produzione e commercializzazione di mobili famosa a livello nazionale. Due ex dipendenti hanno fornito una versione diametralmente opposta. L’azienda valsassinese è stata dichiarata fallita dal tribunale di Lecco il 9 luglio 2013 con quasi 12 milioni di euro di debiti. Ieri sono stati sentiti due testi: il primo con una versione contradditoria ha confermato che in un certo periodo venivano effettuati pagamenti in nero.

Alla domanda dell’accusa condotta dal pm Paolo Del Grosso l’ex dipendente dell’azienda valsassinese ha dichiarato: "Sì, quella dei pagamenti in nero era una pratica diffusa, soprattutto con le aziende del Sud". Poi ha svelato nomi di autisti e aziende che ricevevano i soldi in contanti. Il presidente del collegio giudicante, Enrico Manzi, ha chiesto chiarimenti e posto il testimone – che può essere la chiave per chiarire quanto accaduto tra il 2009 e il 2012 alla Grattarola – di fronte alle sue responsabilità perché in caso di falsa testimonianza o calunnia potrebbe finire sotto inchiesta. Il secondo teste ha invece chiarito quanto avveniva nell’azienda e che non potevano essere consegnate buste contenenti soldi e faceva fede la bolla con il materiale consegnato. Entrambi i testi sono stati incalzati dalle domande dall’avvocatessa Michela Andresano, difensore dell’imputato Marco Valsecchi. L’udienza è stata aggiornata al 28 giugno per discussione e sentenza.

A.P.