È morta per annegamento Chiuso il caso della giudice

LECCO

È affogata la psicologa scrittrice che lunedì mattina è stata ripescata con la sua auto dal lago di Como. Nei suoi polmoni, durante l’autopsia, è stata rivelata la presenza di acqua che le ha impedito di respirare. È quindi morta annegata, non per altri motivi, Maria Cristina Janssen, la psicologa ed ex giudice onorario del Tribunale dei minori di Firenze con la passione per i romanzi di 65 anni, che a inizio settimana è stata recuperata priva di vita nella sua Fiat Panda inabissata nel lago di Como. I soccorritori avevano già riscontrato la presenza di acqua nelle vie respiratorie quando avevano tentato inutilmente di rianimarla. L’aveva riscontrata anche il medico legale durante un primo esame esterno del cadavere della 65enne quando ancora era adagiato nell’abitacolo dell’utilitaria, sul sedile posteriore, una circostanza potenzialmente anomala, dovuta tuttavia probabilmente al tentativo della donna di provare in extremis a salvarsi. Durante gli accertamenti non sono stati inoltre riscontrati segni di violenza alcuna né di aggressione e nemmeno altri elementi che inducano a sospettare che sia stata uccisa di proposito. Non sono stati rilevati inoltre riscontri di un eventuale malore improvviso. In attesa del responso definitivo dell’autopsia e dell’esito degli esami tossicologici, per i quali ci vuole tempo, l’ipotesi più plausibile per inquirenti e investigatori è quindi sempre quella del gesto estremo anticonservativo, in qualche modo lasciato intendere pure da alcuni messaggi inviati ad alcune amiche, oltre che dal momento di disagio personale che stava affrontando. In ogni modo si esclude il coinvolgimento di altre persone: comunque sia andata, si fosse trattato pure di un improbabile incidente, Maria Cristina avrebbe compiuto tutto da sola. Per questo non risultano indagati. Daniele De Salvo