Il mecenate del Papa buono: dal carteggio dimenticato l’intuito di don Ambrosioni

Il prete e studioso pagò il seminario al futuro pontefice Angelo Roncalli. Dalla canonica di Merate, dove visse e insegnò, riemergono le testimonianze

Una foto di papa Roncalli originario della Bergamasca come il suo “benefattore”

Una foto di papa Roncalli originario della Bergamasca come il suo “benefattore”

Merate (Lecco) - ​Senza di lui probabilmente il papa buono non sarebbe entrato in seminario, non sarebbe diventato prete, non sarebbe stato nominato patriarca di Venezia, non sarebbe stato eletto pontefice. Senza di lui insomma non ci sarebbe stato nessun don Angelo Roncalli né papa Giovanni XXIII. Lui è don Michelangelo Ambrosioni, sacerdote di Chignolo d’Isola, nella Bergamasca, di cui è appena ricorso il 160° anniversario della nascita. Morto il 29 marzo 1937 a 74 anni, don Michele, come lo chiamavano i suoi allievi, aiutò a pagare la retta del seminario del futuro papa buono di Sotto il Monte. A confidarlo fu lo stesso Angelo Roncalli il 20 agosto 1958, quando era cardinale di Venezia: si trovava a Terno d’Isola per predicare gli esercizi spirituali ai sacerdoti della pieve, tra cui il parroco di Chignolo. "Chignolo mi è tanto caro, perché a Chignolo devo tutto – confidò proprio a quest’ultimo il futuro Giovanni XXIII -. Se sono sacerdote lo devo a Chignolo, alla famiglia Ambrosioni, al professor don Michelangelo Ambrosioni che mi ha aiutato perché potessi frequentare il seminario!".

A svelarlo è stato il maggio successivo, dalle pagine del bollettino parrocchiale, il compianto monsignor Ettore Fustella, sacerdote di Merate, dove don Ambrosioni ha studiato e insegnato, oltre che allestito un museo di storia naturale ancora aperto. "Don Michelangelo Ambrosioni con la sua carità squisitamente sacerdotale, ha contribuito da vicino a regalare alla Chiesa un papa, il nostro amabilissimo Giovanni XXIII!", il commento di monsignor Fustella in calce all’articolo in cui raccontava la confidenza raccolta direttamente dal curato di Chignolo.

La vecchia pagina del bollettino parrocchiale meratese con la preziosa testimonianza era caduta nel dimenticatoio, persa tra i faldoni dell’archivio in canonica. L’hanno trovata e rispolverata alcuni volontari, tra cui Pinuccia Ravasi, che l’hanno nuovamente riproposta sull’ultimo numero dell’informatore parrocchiale, in parte dedicato appunto al 160° anniversario della nascita di don Ambrosioni, che a Merate fu un grande personaggio. Dopo essere stato allievo al ginnasio e al liceo classico del Collegio Alessandro Manzoni - l’autore dei Promessi sposi lì aveva frequentato le elementari del suo tempo – Ambrosioni si laureò in Teologia e Diritto canonico al Pontificio seminario di Sant’Apollinare a Roma. Le sue grandi passioni erano però le scienze naturali e l’insegnamento, tanto da iscriversi al Politecnico di Milano, dove tra i suoi docenti ebbe anche il geologo padre abate Antonio Stoppani. Dopo alcuni anni in cattedra al liceo Paolo Boselli di Torino, nel 1891 tornò a Merate dove ha insegnò per 44 anni.

I suoi allievi , che lo amavano perché era un bravo professore, lo soprannominavano "mardoccheo", poiché lui li chiamava scherzosamente tutti così. A Merate inoltre allestì un museo di storia naturale con una collezione di minerali, ossa, pelli e piume raccolte e comprate durante viaggi sia in Italia sia all’estero che regalò alla città, insieme alla sua biblioteca di 450 volumi e a 5mila lire dell’epoca per pagare borse di studio. Il suo regalo più grande fu però il papa buono.