Dervio, il paese dei divieti. Dalle api ai cani da caccia, ecco quelli più strani

Pronto il regolamento di polizia urbana nel Comune di 2.500 abitanti sul Lario. Multe salate fino a 900 euro.

Vietato l'accesso ai cani

Vietato l'accesso ai cani

Dervio (Lecco), 3 settembre 2022 - Duecentoventidue articoli e 87 pagine di divieti per un paese di 2.552 anime, cioè Dervio, sul lago di Como, dove è stato approvato il nuovo Regolamento di Polizia urbana e rurale. Ci sono divieti e prescrizioni per tutti e anche di più: dal commerciante alla casalinga, da chi si tuffa in acqua a chi alleva api, dai contadini che coltivano l’orto ai cacciatori con segugi al seguito. È tutto meticolosamente disciplinato, pure quello che in paese non c’è, come i magazzini di sale o gli zuccherifici. Un regolamento degno delle grida di manzoniana memoria: "È vietato effettuare tuffi dai pontili, dai moli, dalle barche ormeggiate e da qualsivoglia struttura fissa o mobile naturale o artificiale, collocate su area pubblica o demaniale, all’interno dell’area lacustre" recita ad esempio il titolo XXII, articolo 210 del regolamento, che pare poco appropriato per un posto sul lago, dove i turisti d’estate accorrono apposta, specie dall’estero, per bagni e salti nel lago. Tra l’altro a pochi metri della riva è stato allestito l'acquapark galleggiante, che dovrebbe quindi essere chiuso.

Prima ancora articolo 51 al titolo IV, si impone di "osservare la distanza di cinque metri" per chi "vuole fabbricare... magazzini di sale", come se a Dervio ci siano saline d’acqua dolce. Sui mezzi di trasporto pubblico invece ogni viaggiatore può portare solo due cani, mentre segugi, setter e cani da caccia in bus non possono proprio salire dopo le 8 e prima delle 19. Vietato pure "riscaldare la cera naturale e artificiale, specialmente se in miscela con acquaragia, sopra fiamma libera" e le massaie non possono scuotere tovaglie e panni da finestre e balconi che si affacciano sulla strada pubblica. Tende e parasole "devono avere l’orlo inferiore sia frontale, sia laterale, compresi frange e ornamenti, a una altezza non minore di metri 2,70 dal suolo; la sporgenza deve contenersi fino a 30 centimetri dal filo del marciapiede". "Nelle aree verdi limitrofe all’arenile" non si possono "raccogliere i fiori, i frutti e vegetazione".

Applicando il regolamento alla lettera, dalle 20 alle 7 baristi e ristoratori non dovrebbero vendere né mescere alcolici in contenitori di vetro: vino a tavola, birre alla spina e aperitivi dovrebbero quindi essere serviti solo in bicchieri di carta: non il massimo del romanticismo magari per una cena a lume di candela in un localino vista lago o una serata tra amici. Sono messi al bando gli ogm. Inoltre niente questuanti e accattoni, a cui è riservato un intero articolo, vicino a cimiteri, chiese, parcheggi, scuole, parchi, stazione e campi sportivi. Naturalmente sono proibiti in pubblico spinelli, canne e droga (a casa ognuno farà come gli pare). E poi ci sono regole per pasticceri, agricoltori, allevatori, pastori, massaie, ambulanti... Chi sgarra deve mettere mano al portafogli per pagare multe fino a 900 euro a seconda delle trasgressioni. "Il paese dei mille divieti, invece che del borgo dei mille scalini", ironizza ma neanche troppo dai banchi di minoranza l’ex sindaco Davide Vassena, riferendosi a Corenno, l’antica frazione medioevale delle scalotte.

"Le regole servono per tutelare le brave persone, non per penalizzarle – replica il primo cittadino Stefano Cassinelli -. Alcune sembrano strampalate sebbene siano state scritte per usarle solo se e quando serve, sulla scorta di alcuni episodi già capitati, senza dover ricorrere a continue ordinanze. Il regolamento è uno strumento utile da applicare all’occorrenza. Ad esempio i divieti sui tuffi sono utili per intervenire in caso di qualche spericolato imprudente che vuole buttarsi da posti pericolosi".