
La frana di Bindo
Cortenova, 2 novembre 2018 - A sedici anni da quella notte terribile la paura torna a Cortenova dove, dalle 15 di lunedì scorso, è scattato «l’allarme elevato per le aree interessate dal piano di emergenza comunale per le frane di Bindo e della Val Rossiga». Lo scrive il sindaco Valerio Benedetti che, in quanto responsabile dell’Unità di crisi, ha disposto la chiusura di alcune aree (tra queste anche il campo sportivo di via don Carlo Antonini e un tratto della pista ciclopedonale frequentata da locali e turisti) interessate dalla grande frana che nella notte del 1° dicembre 2002 cancellò per sempre una parte della frazione di Bindo. «Il Comune di Cortenova - spiega Fabio Valsecchi, responsabile della Protezione civile provinciale - dispone di uno specifico piano di emergenza che in relazione alle piogge caduta prevede delle azioni».
Il piano prevede cinque fasi e ora si è al livello 4, allarme elevato, perchè le piogge hanno superato l’intensità dei 190 millimetri nelle quarantotto ore. «Tra sabato e lunedì notte scorsi sul territorio della provincia sono caduti tra i 300 e i 350 millimetri di pioggia - spiega ancora Valsecchi -. Una grande quantità arrivata dopo mesi di siccità e quindi su terreni impeparati a ricevere acqua, che così non è penetrata ma è scesa a valle. È stato un fenomeno davvero importante che non ha avuto precedenti se non appunto l’autunno del 2002». Così il pensiero va a quella notte di sedici anni fa quando sulla frazione Bindo si abbattè la frana: otto le case distrutte oltre a molte aziende, danni per milioni ma per fortuna nessun morto perchè settecento abitanti della frazione vennero fatti evacuare poche ore prima. «I dati in nostro possesso - ricorda Valsecchi - ci raccontano che dal 15 al 26 novembre 2002 caddero circa 700 millimetri di pioggia. Passò qualche giorno e poi si verificò la frana: ecco perché siamo tutti in allerta». Intanto gli strascichi del nubifragio di lunedì scorso si fanno ancora sentire con tre strade - la Sp60 Pescate-Galbiate, la Sp64 della Culmine San Pietro e la Sp72 a Colico in direzione nord - che si sommano alle centinaia di alberi sradicati, una vera ecatombe. «L’inizio d’autunno mite aveva lasciato molte foglie sulle chiome che hanno fatto “effetto vela” di fronte al vento che ha soffiato fortissimo e i risultati sono stati disastrosi».