Coronavirus, il vigile del fuoco: "Non sapevo più dove andare a prendere l’aria"

Ferruccio Amonini è ancora rivocerato al Mandic: "Non ho potuto nemmeno salutare per l’ultima volta mio padre"

Ferruccio Amonini ricoverato

Ferruccio Amonini ricoverato

Lecco, 3 aprile 2020 - «Meglio reclusi in casa, che costretti in gravi condizioni all’ospedale da tre settimane come lo sono io, senza che nemmeno abbia potuto salutare per l’ultima volta mio padre che è morto mentre io ero già qui".

Ha il fiato corto e fatica ancora perfino a parlare e sussurrare solo qualche frase appena nonostante siano trascorsi ormai 20 giorni dal suo ricovero per una bruttissima polmonite da coronavirus. Durante una breve pausa tra una terapia e l’altra, in attesa che gli venga nuovamente messa la mascherina dell’ossigeno per aiutarlo a respirare, dal suo letto della Pneumologia del San Leopoldo Mandic trasformato in un reparto di isolamento di cure subintensive, compie ugualmente un grosso sforzo per invitare tutti a restare in casa senza lamentarsi troppo Ferruccio Amonini, che martedì prossimo compirà 57 anni, vigili del fuoco volontario del distaccamento di Merate ed ex guardia giurata di lungo corso. "Non portare fuori i bambini, proteggete i vostri figli e i vostri nipoti – ribadisce -. Non uscite senza motivo, ascoltate e guardate me per favore".

Lui, che come pompiere è abituato a salvare gli altri, per due volte ha rischiato di non farcela e non superare le crisi che lo hanno quasi soffocato. "Devo ringraziare solo i medici, gli infermieri e gli oss che ci assistono e compiono miracoli, lavorando 14 ore filate senza sosta, trascurando i loro cari – racconta -. Ogni volta che ci penso mi commuovo. Di solito sono io a soccorrere gli altri come vigile del fuoco, invece ora sono dall’altra parte e in ballo c’è la mia pelle.. Che Dio benedica e renda merito a questi angeli in camice bianco e divisa azzurra a cui sarò per sempre grato". Adesso sta un poco meglio, le ricadute tuttavia sono però sempre in agguato e per questo continua a essere supportato nella ventilazione. "Quando mi prende la tosse e mi manca il fiato mi sembra di stare per morire, non so più dove andare a prendere l’aria di cui ho bisogno, nemmeno se sono attaccato all’ossigeno – spiega -. È una sensazione tremenda. Mi pare comunque di cominciare a migliorare e di intravvedere una luce in fondo a questo tunnel". Con la mente e con il cuore continua a tornare a venerdì scorso quando ha perso suo papà Fiorenzo che aveva 80 anni: "Una tegola, peggio del mio ricovero – confida -. Non ho potuto vederlo né salutarlo per l’ultima volta.... È un dolore continuo che mi attraversa il corpo. Prego per tutti coloro che come me hanno perso un proprio caro in questo disastro terreno e auguro a tutti i pazienti ricoverati per il coronavirus di uscirne presto, perché, ragazzi, solo chi tocca con mano nella propria carne quello che sto passando anche io può capire esattamente di quello di cui parlo".