DANIELE DE SALVO
Cronaca

Coronavirus, case di riposo al collasso nel Lecchese

I sindacati: "Si registrano quasi ovunque casi di positività tra gli ospiti. Mettere in sicurezza il personale per vincere la guerra"

Soccorritori impegnati sul territorio di Lecco

Lecco, 27 marzo 2020 -  La curva del contagio in provincia di Lecco si impenna ancora e non accenna nemmeno a piegare per cominciare a trasformarsi in una linea piatta che indichi la normalizzazione della situazione e che tutti i provvedimenti intrapresi stiano sortendo gli effetti desiderati. Dall’inizio dell’epidemia i lecchesi risultati positivi al coronavirus sono saliti a 1.218. Significa uno ogni 280 abitanti. Il dato, in continua evoluzione, si riferisce all’ultima conta della pandemia effettuata ieri pomeriggio. Mercoledì erano invece 1.160, cioè 58 in meno, 1.135 martedì, 816 giovedì scorso, quello precedente 359, quello prima ancora 42 e un mese fa, quando nulla lasciava presagire ciò che purtroppo sta succedendo, 2 appena. Si continuano ad ammalare anche gli operatori sanitari: sono oltre 250 i positivi tra i medici, gli infermieri e gli oss che prestano servizio tra l’Alessandro Manzoni di Lecco, il San Lepoldo Mandic di Merate e l’Umberto I di Bellano, mentre il direttore generale dell’Asst provinciale, rimasto a casa un paio di giorni per precauzione, da oggi dovrebbe tornare al lavoro.

La situazione è critica pure nelle Rsa del territorio: ad esempio secondo fonti dei rappresentanti dei sindacati di base all’Istituto geriatrico e riabilitativo Giuseppina e Costantino Frisia di Merate, oltre ad una ventina di decessi tra gli ospiti nel giro di neppure un paio di settimane, si registrano una sessantina di operatori che a rotazione non hanno potuto timbrare il cartellino perché con sintomi compatibili con la Covid-19. "L’attuale situazione all’interno delle Rsa del lecchese risulta essere non omogenea. Si registrano quasi ovunque casi di positività tra gli ospiti – spiegano i sindacalisti Diego Riva della Cgil di Lecco, Mirco Scaccabarozzi della Cisl di Monza Brianza e Lecco e Salvatore Monteduro della Uil del Lario -. L’iniziale sottovalutazione della gravità e della capacità di diffusione del virus e la difficoltà a reperire idonei dispositivi di protezione individuali ha determinato rischi importanti per ospiti, per i familiari e per i dipendenti a cui sono stati distribuiti in ritardo".

"Per vincere la guerra contro il coronavirus è assolutamente urgente e necessario mettere in sicurezza il personale sanitario con dispositivi di protezione, controlli e tamponi – aggiunge il consigliere dem lecchese Raffaele Straniero -. La nostra priorità deve essere la tutela delle donne e degli uomini impegnati in prima linea. E’ inutile considerarli eroi se poi non li proteggiamo adeguatamente". La guerra però viene combattuta pure per strada, per imporre il rispetto delle regole del coprifuoco, limitare i contatti tra le persone e quindi arginare il diffondersi del morbo. Per questo l’altro giorno, su ordine del prefetto Michele Formiglio, gli operatori delle forze dell’ordine hanno attuato ulteriori controlli: complessivamente hanno fermato 1.086 persone, denunciandone 26 perché in giro senza un reale e giustificato motivo urgente.