"Compravendita voti" Chiusa l’indagine sull’assessore Fusaro

Per la Dda si sarebbe accordato su 700 preferenze dai calabresi

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LOMAZZO (Como)

L’assessore di Lomazzo Nicola Fusaro, 44 anni, venne eletto a maggio 2019 nella lista dell’attuale sindaco Giovanni Rusconi, candidato con Lega Salvini e Forza Italia. Una vittoria sancita da 2.769 voti, pari a oltre il 57% dei votanti contro i 2.052 della Civica concorrente. Ma ora la Dda di Milano accusa Fusaro di essersi accordato per ottenere dai calabresi un pacchetto di 700 voti. L’ipotesi scaturisce dall’indagine “Cavalli di Razza“ dei magistrati milanesi Sara Ombra e Pasquale Addesso che un anno fa ha portato in carcere, e ora a processo, una 60ina di indagati con accuse a tutto campo: dalla bancarotta di cooperative alle infiltrazioni nella società Spumador per garantirsi l’assegnazione dei trasporti fino allo spaccio di droga.

Rispetto a questo panorama, Fusaro è indagato per un episodio a se stante, in concorso con Francesco Crusco, 68enne di Lomazzo, entrambi già raggiunti dall’avviso di conclusione indagini, ultimo atto di un fascicolo che solo ora vede formalizzate le accuse a carico degli indagati a piede libero. Entrambi compaiono con l’ipotesi di violazione dell’articolo 86 del Testo Unico per le elezioni comunali, relativo appunto alla compravendita di voti, che si configura promettendo "qualunque utilità a uno o più elettori".

In particolare Fusaro, "candidato alle Comunali del 26 maggio 2019" e poi eletto con 187 preferenze, ottenendo l’incarico di assessore, "al fine di ottenere un pacchetto di voti dei calabresi non inferiore a 700, si accordava con Crusco Francesco promettendogli di ottenere indebiti vantaggi anche attraverso la Fondazione Minoprio", nella quale Fusaro è stato consigliere di amministrazione fino al dicembre 2021.

Paola Pioppi