
Una tessitura comasca
Appiano Gentile (Como), 23 marzo 2016 - Un meccanismo complesso e invisibile di gestione degli ordini, che avrebbe portato il collaboratore di un’azienda tessile, a commettere una serie di furti all’interno dell’impresa che gli dava lavoro. L’indagine, condotta negli ultimi due mesi dai carabinieri di Olgiate Comasco, ha portato all’arresto di Cristian Bianchi, 43 anni di Appiano Gentile, finito al Bassone con l’accusa di furto aggravato, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare. Le indagini delle ultime settimane avrebbero monitorato ammanchi per circa 110mila euro, ma la denuncia presentata dal titolare dell’azienda, parla di un danno da cinque milioni e mezzo di euro negli ultimi cinque anni, che ora dovrà essere verificato dagli ulteriori accertamenti di inquirenti e Procura. Bianchi, intermediario commerciale di un’azienda tessile di Olgiate Comasco da oltre 25 anni, avrebbe messo a punto un sistema particolare per appropriarsi di una parte della produzione, con il fine di rivenderla in nero ad altre ditte del settore.
I carabinieri, nell’eseguire la misura cautelare, hanno perquisito quattro aziende di Albate, Busto Arsizio, Carpi e Nibionno, sequestrando parecchio materiale e denunciando a piede libero quattro persone per ricettazione. Secondo le accuse contenute nel provvedimento che lo ha portato in carcere, chiesto dal sostituto procuratore Giuseppe Rose, e firmato dal gip Maria Luisa Lo Gatto, Bianchi avrebbe man mano inserito nel sistema informatico aziendale gli ordinativi di merce, a nome di clienti che gestiva in via esclusiva. Ordini che contenevano il codice articolo, la quantità, il prezzo e il cliente richiedente, attivando così il processo di produzione. Il prodotto finito, sarebbe poi stato consegnato personalmente da Bianchi al cliente, e contemporaneamente faceva sparire dal sistema l’ordine di riferimento. In questo modo, la società perdeva il controllo della merce prodotta, il sistema gestionale veniva svuotato dei dati necessari alla fatturazione e il corrispettivo veniva incassato personalmente dal venditore. Le consegne sarebbero state fatte al di fuori dagli orari lavorativi: direttamente ai clienti, o con il ritiro dai magazzini dell’azienda.
Tuttavia qualche mese fa, i titolari dell’azienda hanno cominciato a notare che c’erano discrepanze tra le materie prime acquistate, la produzione e gli incassi. Un buco che dagli stessi, sarebbe stato quantificato in oltre cinque milioni di euro tra 2011 e dicembre 2015, quando hanno presentato la denuncia che ha fatto partire le indagini. Nei primi due mesi di quest’anno, quando i carabinieri hanno monitorato più da vicino cosa accadeva in azienda, sarebbero sparite produzioni per un valore di 110mila euro. Oggi Bianchi sarà interrogato dal gip, a cui potrà dare la sua versione di quanto gli viene contestato