Lecco, – Il 31 agosto del 1992 il boss della 'ndrangheta lombarda Franco Coco Trovato è stato arrestato. Era un lunedì e lui aveva 45 anni. Da quel momento non ha mai più messo piede fuori di prigione. Ad ammanettarlo è stato Mauro Masic, all'epoca il capitano comandante della Compagnia dei carabinieri di Lecco.
In realtà le manette attorno ai polsi al mammasantissima non sono mai scattate, non quel giorno almeno. I colleghi di Foggia stavano cercando il boss della 'ndrangheta lombarda da una settimana, ma nessuno riusciva a trovarlo, né al ristorante Il Portico di Airuno che frequentava quotidianamente, né nella sua casa di Galbiate, neppure alla sua pizzeria Wall Street di via Belfiore, dove il capo dei capi assumeva ogni decisione, elaborava le strategie, stringeva alleanze con i Flachi, i De Stefano, gli Schettini, i Paviglianiti, Papalja, Crisafulli, Sergi, i catanesi, ordinava agguati, spedizioni punitive, omicidi. Aveva intuito di essere ormai al capolinea e probabilmente prima di lasciarsi catturare voleva sistemare gli ultimi affari, per poi ricomparire proprio dietro il bancone di Wall street.
La cattura
“Mandammo lì per un controllo due nostri carabinieri in borghese appena trasferiti in provincia insieme a due ragazze come se si trattasse di due coppiette di amici – ha raccontato Paolo Chiandotto, maresciallo in congedo, ex comandante del Nucleo operativo -. Avuta la conferma della sua presenza intervennero il capitano e un mio collaboratore”. Nel locale c'erano due scagnozzi pronti ad intervenire, ma lui, con un impercettibile segno della mano e uno sguardo ordinò loro di non muoversi e rimettersi a sedere.
Indossava un abito elegante, con la giacca, la cravatta sgargiante e l'immancabile camicia bianca. Ai militari ha chiesto se potesse offrire qualcosa da bere, poi si è consegnato senza resistenza, seguendoli a bordo della gazzella senza bisogno appunto delle manette, per non provocare reazioni da parte dei suoi. "In caserma è stato estremamente gentile – prosegue Chiandotto -. Noi però eravamo tuttavia preoccupati, sapevamo con chi avevamo a che fare, lo abbiamo guardato a vista tutta notte, fino alla mattina seguente, quando è stato trasferito in prigione”.
Wall Street
Durante la successiva perquisizione di Wall Street è stata poi trovata una sorta di stanza blindata, protetta da telecamere e porte antisfondamento, una sorta di bunker, proprio come quelli che nei covi di padrini e latitanti in Calabria. Dentro il bunker non non c'era nulla, se non una brandina. Se prima c'era qualcosa Franco Coco Trovato è riuscito a farlo sparire per tempo. Ora Wall Street non c'è più. La pizzeria è stata sequestrata, confiscata ed è stata trasformata in Fiore, sempre una pizzeria, ma della legalità. La gestiscono gli operatori della cooperativa sociale La fabbrica di Olinda, Arci e Auser. Ci sono voluti due decenni tra passaggi di consegne, progetti, malaburocrazia, scandali. La stanza blindata di Wall Street invece è rimasta tale e quale: è una testimonianza per raccontare soprattutto ai più giovani, cosa avveniva lì, in centro a Lecco, una delle capitali della picciotteria, capoluogo di una provincia con la più alta percentuale pro-capite di società di ndranghetisti e di interdittive antimafia.
Franco Coco Trovato
Dietro le sbarre si è laureato in giurisprudenza, giura di non aver più nulla a che spartire con i picciotti d'un tempo, però non ha mai collaborato con gli inquirenti né rivelato un solo nome, nemmeno confessato nulla e neppure chiesto scusa. Per questo, nonostante sia trascorso un quarto di secolo dalla sua cattura, resta al 41 bis, il carcere duro. Eppure, sospettano gli investigatori, risulta essere ancora il capo riconosciuto e naturale della 'ndrangheta lecchese e milanese e – si legge in alcuni atti d'inchiesta - “il suo indiscusso ruolo apicale nell’ambito della consorteria non è venuto mai meno, neanche a seguito del suo arresto”.
Lo hanno stabilito anche di recente gli ermellini della Cassazione, secondo cui, “non pare tuttora essere accompagnato da una reale rivisitazione delle proprie scelte criminose e, pur in assenza di qualsivoglia collaborazione, comunque di una rielaborazione critica delle stesse, accompagnata da una precisa (e definitiva) crasi con il passato”. Tradotto: mantiene gli stessi contratti di prima e continua ad interessarsi degli affari di famiglia.
La carriera criminale
Franco Coco Trovato – solo Franco Coco fino al 1991 prima che il padre lo riconoscesse e gli concedesse il cognome Trovato - prima di diventare un criminale, anzi il re dei criminali, era un muratore, arrivato come tanti al Nord in cerca di lavoro e fortuna. Da giovanissimo rubava i motorini, poi negli anni '60 è diventato rapinatore. È stato arrestato e in carcere ha conosciuto esponenti di spicco della mala calabrese.
Nel 1983 gli è stata riconosciuta sul campo la dote di santista, la più bassa nelle gerarchie della picciotteria, ma in pochi anni è diventato il capo dei capo della 'ndrangheta lecchese: narcotraffico, armi, estorsioni, omicidi ordinati e commessi, le alleanze con gli altri mafiosi, le guerre a colpi di Kalašnikov, un attentato scampato nel 1990... un'ascesa rapida e cruenta, a capo di un esercito di 1.400 picciotti. Tutti sapevano chi era, eppure politici, amministratori locali, imprenditori e colleghi lo osannavano e facevano a gara per sedersi a tavola nel suo ristorante. Almeno fino al 31 agosto di 31 anni fa appunto, quando è stato arrestato e poi processato e condannato a 1700 anni di carcere e quattro ergastoli.