DANIELE DE SALVO
Cronaca

Merate, dopo 113 anni chiude la cartolibreria Pessina: "E' la fine di un'epoca"

Addio alla storica attività punto di riferimento in Brianza: "Ormai con negozi simili non si coprono neppure le spese"

Luigi “Gigi“ Pessina di 63 anni, di cui 50 passati nel negozio di piazza Prinetti

Merate (Lecco), 20 ottobre 2019 - La Cartolibreria Pessina di Merate chiude i battenti. Dopo oltre un secolo, a fine anno, allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre, verranno definitivamente abbassate le saracinesche del negozio che si affacciano sulla centralissima piazza Giulio Prinetti da una parte e via Papa Giovanni XXIII dall’altra, proprio di fronte al castello simbolo della Brianza. Il triste compito di tracciare la parola fine sulla storia di un’impresa familiare avviata 113 anni fa, nel 1906, quando Merate contava poco più di 6mila abitanti e via Papa Giovanni XXIII nemmeno c’era, tocca a Luigi Pessina di 63 anni, Gigi per gli amici e gli affezionati, che porta lo stesso nome del nonno, fondatore dell’attività commerciale. «Raggiungo quota 100 e ne approfitto per andare in pensione con un paio d’anni di anticipo rispetto a quanto previsto, altrimenti avrei dovuto lavorare almeno altri 24 mesi e non me la sento – spiega lui -. Mi spiace, ma proseguire non avrebbe molto senso. Il lavoro scarseggia e con qualche fotocopia, qualche biglietto di auguri e la poca cancelleria o lo scarso materiale scolastico che si vendono non si coprono neppure le spese. Ormai ci sono i centri commerciali, i clienti inoltre reclamano tutti sconti consistenti che non è che non vorrei praticare, ma che non posso fare».

Varcare la soglia del negozio stipato di scaffali e mensole ricolmi di ogni genere di articoli è come superare la porta di un’altra dimensione, dove il tempo non conta più e dove non filtrano neppure il rumore del traffico né il vociare del centro cittadino. Per gli adulti è come tornare a respirare aria della propria infanzia, per i più giovani quella delle fine della vacanze, quando ci si deve preparare a tornare sui banchi di scuola. Che ne sarà della grande taglierina meccanica azionata a manovella ancora funzionante, del tesoro di libri storici, in dialetto e di montagna che altrove non si trovano, delle collane di narrativa classica, dei pennini per la china, degli inchiostri, dei cartoncini colorati e dei fogli di carta di qualsiasi spessore, delle centinaia di penne, di biro, matite e pastelli di tutte le forme e con le punte di ogni spessore, delle decine e decine di cartellette, degli zaini e dei trolley, piuttosto che della cartoline ormai d’epoca, non si sa.

«Al momento non ne ho idea, nelle prossime settimane sicuramente effettueremo una svendita, mentre per i locali non ho ricevuto alcuna proposta concreta – sospira Gigi -. Ho cominciato qui con mio papà che ero solo una ragazzetto 13enne, lo aiutavo già quando andavo ancora a scuola e studiavo ragioneria... Ho trascorso qui mezzo secolo della mia esistenza, anche le domeniche, perché quando il negozio è chiuso bisogna occuparsi della contabilità». All’inizio, il secolo scorso, la cartolibreria era poco più che una bottega di sei metri per tre solo fronte piazza, come testimoniato da un quadro in acquarello del periodo dipinto dall’artista locale Agostino Fabre scomparso negli anni ‘60 e a cui di recente è stata dedicata una mostra postuma: è stata allargata prima nel 1975 e poi nel 1986. «Mio nonno, che aveva affidato a mio zio Giuseppe la tipografia attigua che è chiusa da tempo, e a mio padre Fausto la cartolibreria – racconta il commerciante -. Qui mio papà ha conosciuto sua moglie, mia mamma, Tina Pacchiarini, che ha sposato nel 1955. Era la sua dirimpettaia, perché lavorava di fronte, all’Albergo del Sole, Nel ‘56 poi sono nato io». «Mio papà Fausto era del 1919 – aggiunge pensieroso e un poco malinconico il cartolaio -. Quest’anno avrebbe compiuto 100 anni: lui non c’è più e nel centenario della sua nascita chiude il negozio che gli era stato affidato dal nonno... è veramente la fine di un’epoca».