DANIELE DE SALVO
Cronaca

Bulciago, il jihadista pentito: "Fatemi tornare in Italia"

Mohammed Koraichi, detenuto in Siria, sostiene di aver lavorato come meccanico per l’Isis

Alice Brignoli e il marito Mohammed Koraichi, morto in Siria

Bulciago (Lecco), 15 dicembre 2019 - Pretende di essere liberato e rimpatriato Mohammed Koraichi, foreign fighter di 34 anni che nel febbraio del 2015 è partito da Bulciago per arruolarsi tra i tagliagole del Califfato nero insieme alla moglie, Alice Brignoli, adesso 42enne e ai tre figli di 7, 9 e 11 anni di 11 cui se ne è aggiunto un altro nato mentre si trovavano già in Siria.

«Sono un cittadino italiano, l’Italia deve riportaci a casa», spiega e reclama in un’intervista pubblicata sul giornale online Tpi.it lo jihadista adesso rinchiuso in un carcere di massima sicurezza ad Hasakah, una sorta di Guantamano per miliziani di Daesh, dove è rinchiuso in una sorta di braccio ospedaliero in un’unica grande cella insieme ad altri 500 come lui, su un totale di 5mila detenuti di 33 nazionalità diverse. Anche in Italia lo attende il carcere però, perché contro di lui pende un mandato di cattura per terrorismo internazionale, ne è consapevole. «Non ho commesso nulla di male, non temo i giudici – spiega -. Se troveranno prove contro di me sono ben contento di sedermi in tribunale. Ma non troveranno niente, perché io non ho fatto niente, ero un meccanico, non un combattente».

«Sto male, ho bisogno di esami e cure mediche che qui non sono possibili – prosegue -. Sono un essere umano, ho anche io dei diritti, chiedo di essere riportato in Italia». Pur essendo arrivato in Italia quando aveva 8 anni di età è diventato cittadino italiano nel 2013. A convertirlo e radicalizzarlo, andando con lei alla moschea di Costa Masnaga, è stata la moglie italiana: «Quando a cominciato a usare il niqab le altre persone non ci hanno più accettato e allora abbiamo deciso di partire per lo Stato islamico con i loro figli». Ci sarebbero arrivati tranquillamente in auto, senza mai essere fermati, grazie anche al passaporto italiano. Anche lì però è rimasto deluso: «Non erano veri musulmani e la legge islamica della sharia non era applicata a tutti». Fino a ottobre 2017 sono rimasti a Raqqa, poi, in seguito alla caduta dei combattenti dell’Isis, si sono rifugiati nell’ultima roccaforte di Baghouz, al confine con l’Iraq dove sono stati tutti catturati: lui è stato arrestato e trasferito dove si trova adesso, la moglie e i figli a una quarantina di chilometri di distanza.