Bosisio, il presidio a La Nostra Famiglia: "Sono i nostri angeli, non calpestateli"

Anche i pazienti difendono i lavoratori de La Nostra Famiglia che protestano fuori dai cancelli. Leonardo Panzeri: «La loro competenza va tutelata»

Mobilitazione fuori dai cancelli di Bosisio Parini

Mobilitazione fuori dai cancelli di Bosisio Parini

Bosisio Parini (Lecco), 13 febbraio 2020 - «Vorrei che chi in questi giorni si è interessato alla vicenda dei dipendenti de La Nostra famiglia, che stanno protestando per il contratto fuori dai cancelli di Bosisio, capisse realmente perché la loro professionalità vada difesa a tutti i costi». C’è anche Leonardo Panzeri, presidente dell’associazione Osteogenesi Imperfetta, da 35 anni un punto di riferimento per tante persone affette da questa patologia genetica delle ossa che cercano di ritrovare la loro autonomia e la capacità di vivere una vita dignitosa, fra coloro che sono scesi in campo a difesa dei lavoratori che si sono visti modificare unilateralmente il contratto (atteso da 13 anni). Una scelta che mette in discussione e peggiora i loro diritti. Per questo protestano ormai da giorni. Insieme a lui anche diversi genitori di bimbi invalidi intervenuti per spiegare quanto sia fondamentale il loro lavoro per l’assistenza dei pazienti invalidi.

«La competenza di queste persone non deve essere assolutamente gettata al vento - spiega Leonardo Panzeri - La nostra è una patologia rara, le ossa diventano estremamente fragili e La Nostra famiglia è un polo fondamentale per tutti noi e soprattutto per chi si appoggia qui fin dalla nascita. Gli operatori che lavorano qui, passando anche dalle Oss, sono persone che sanno come spostarti una gamba per evitare che si fratturi e magari trattano bimbi che hanno anche problematiche neurologiche».

C’è molta preoccupazione fra i pazienti che tutti i giorni possono contare sui loro angeli custodi alla Nostra Famiglia. «La loro professionalità va difesa - continua Panzeri -. Hanno una competenza che non è paragonabile a quella di altri colleghi, soprattutto perché il loro lavoro va al di là dello stipendio che percepiscono a fine mese. Hanno un rapporto che è quasi familiare con i pazienti e pensiamo cosa significhi questo per un bimbo che tutti i giorni ha che fare con una vita di cure, riabilitazioni e ospedali....Occorre una certa predisposizione e tanto cuore. Lì dentro ci sono bimbi anche di due anni che devono essere trattati con estrema cura per evitare che appena si muovono gli si rompano le braccia. Loro hanno questa competenza e chiediamo che venga dato al loro lavoro un minimo di valore. Non buttiamoli via».

I sindacalisti dei lavoratori della Nostra famiglia, con i delegati di Fp Cgil Cisl Fp e Uil Fpl, hanno chiesto un dietrofront ai vertici dell’associazione che gestisce diversi istituti di cura e ricerca in sei regioni italiane e anche all’estero, tra cui la Lombardia con sedi tra il resto a Bosisio Parini, Mandello del Lario, Lecco e Como e che il 27 gennaio hanno deciso di modificare unilateralmente il contratto.