
la scena del crimine In basso
Barzanò (Lecco), 23 febbraio 2019 - Mancava ancora qualche minuto alla chiusura delle banca, ma fuori faceva freddo e soprattutto lui aveva fretta di marcare il registro di fine turno per smontare dal servizio e partire il prima possibile verso la sua terra, la Sicilia, e raggiungere la moglie Agata e i due figli piccoli Francesca di 8 anni e Sebastiano di 3. Quel 23 febbraio 1979, un venerdì di carnevale di esattamente quarant’anni fa, Rosario Scalia, 27 anni compiuti il 7 dicembre precedente, originario di Riposto, Catania, guardia giurata della Vedetta Lombarda, la moglie e i due bimbi non li ha tuttavia più raggiunti. È morto in un angolo della filiale di Barzanò della Banca agricola milanese, dove fecero irruzione tre banditi armati e incappucciati: lui d’istinto portò la mano alla fondina, afferrò il suo revolver d’ordinanza e premette un paio di volte il grilletto prima di cadere crivellato da almeno sette colpi.
L’ipotesi iniziale degli investigatori fu che ad ammazzarlo fossero stati semplici rapinatori: una delle tante razzie violente che in quegli anni turbolenti riempivano le cronache, poi si scoprì che l’azione di fuoco era stata opera dei terroristi dei Co.co.ri., i Comitati comunisti rivoluzionari. Tra loro c’era Ermenegildo Marinelli, originario di Desio, che oggi avrebbe 62 anni, condannato per quello e altri delitti, salvo scappare in Francia, a Vincennes, dove avrebbe aperto una società di commercio all’ingrosso prima di sparire nel nulla senza pagare il suo debito di sangue.
«Vorrei dimenticarmi quel giorno tremendo, ma è un incubo che ritorna ogni notte – racconta Ettore Perego, oggi settantottenne, all’epoca vicedirettore della Banca agricola –. Quel giovane padre è morto sotto i miei occhi, tra le mie braccia. Mancavano pochi minuti all’una di pomeriggio; mentre stava firmando il registro gli ho chiesto di spostarsi per lasciare spazio a un tizio mai visto prima che voleva cambiare una banconota da 10mila lire.
È stato un attimo: ho sentito un’esplosione, poi un’altra e ancora un’altra. Insieme agli altri impiegati e ai pochi clienti ci siamo buttati a terra per ripararci, lui invece ha reagito per difenderci, conosceva il suo mestiere e ha compreso subito quello che stava per capitare. Poi d’un tratto ho sentito un urlo agghiacciante e dopo solo un silenzio surreale...». A gridare era stata la guardia pochi istanti prima di spirare, abbandonata dai tre assassini costretti a fuggire a mani vuote se con non la rivoltella della loro vittima.
«Quando mi sono piegato su di lui era raggomitolato su un fianco dietro la ribalta del bancone degli sportelli, i grandi occhi neri sbarrati e il corpo immerso nel sangue», ricorda ancora il testimone. Fuori nessuno si accorse di quanto successo: era il venerdì di carnevale, i bambini in maschera e i mortaretti coprirono il rumore dei colpi di pistola che uccisero il ventisettenne Rosario Scalia, che quel giorno voleva solo tornare a casa, dalla moglie e dai figli, non morire come un eroe. Seguirono le indagini, i processi e le condanne. Del responsabile, Ermenegildo Marinelli, non restarono che vaghe tracce, dirette in Francia. Lo stesso Paese dove potrebbe già essere morto, protetto dalla “dottrina Mitterrand”, senza mai avere visto il carcere.