
Sono disseminati in 220 centri lombardi, altri 1.200 ancora da destinare
Prima erano "cosa loro", ora sono cosa di tutti. Sono più di 2.600 in Lombardia i beni confiscati ai mafiosi. Sono 1.236, al momento, quelli ancora gestiti dai funzionari dell’Anbsc, l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati. Sono sparsi in 217 comuni.
Gli altri 1.380, che si trovano disseminati in 220 paesi lombardi, sono stati invece già assegnati per essere utilizzati a beneficio di tutti come strutture pubbliche o per iniziative sociali. In provincia di Bergamo su 140 beni confiscati, 60 sono stati già destinati; in provincia di Brescia i beni già destinati sono 96 su 172. Così negli altri comprensori provinciali: Como 83 su 139; Cremona 13 su 81; Lecco 33 su 51; Lodi 10 su 30; Mantova 13 su 59; Milano 708 su 1.204; Monza e Brianza 180 su 370; Pavia 101 su 45; Sondrio 3 su 42; Varese 80 su 179.
Dal 2019 al 2024, sono stati finanziati 124 interventi con contributi regionali per riqualificare e riutilizzare i beni confiscati, per un investimento di oltre 7 milioni e mezzo di euro. I simboli del potere dei boss sono così diventati rifugi per donne vittime di violenza, centri sociali, appartamenti per chi non ha una casa, luoghi di aggregazione, sedi di cooperative e imprese sociali, caserme e presidi di polizia. A Lecco, la pizzeria Wall Street, la "fortezza" del boss Franco Coco Trovato è stata trasformata in un ristorante, Fiore, dove lavorano persone svantaggiate.
D.D.S.