
L'alunno di 8 anni nello spettro dell'autismo escluso dalla sua classe e la madre
LECCO – “Marco non sta in classe con i compagni. Marco non sta neppure in mensa con i compagni. Marco fa lezione in un’aula a parte. E in quell’aula consuma il suo pasto.
La sua quotidianità e quella dei coetanei sono due rette parallele che non si incontrano quasi mai. Uno dei pochi momenti in cui sta insieme agli altri è il venerdì, nell’ora di musica. Allora entra in classe, gli altri cantano e lui ascolta”.
A denunciarlo sono Oxana, madre di Marco (nome di fantasia), e una delle due professioniste che fino a febbraio ha seguito il figlio: Tatiana Comelli, consulente Aba, esperta di progetti educativi basati sull’analisi del comportamento applicata. Marco, infatti, è nello spettro autistico, ha 8 anni e frequenta la seconda elementare in provincia di Lecco. L’anno scorso frequentava una primaria in provincia di Milano. Poi il trasferimento per motivi famigliari.
Mancata integrazione a scuola
“L’aula separata doveva essere una scelta provvisoria perché si ambientasse nella nuova scuola – spiega la madre –. L’abbiamo concordata a inizio anno con la presidenza perché durasse poco, il giusto. Ma siamo ad aprile, sono passati 7 mesi, e mio figlio trascorre ancora le sue ore in quell’aula, con rari contatti con gli altri alunni, solo coi docenti di sostegno: perché ancora oggi succede che un bimbo con disabilità sia separato dagli altri? Che idea di scuola è? Come può socializzare e imparare?”.
Diritti degli alunni con disabilità
Dal 1977, anno dello stop alle classi differenziali, al 2006, anno della Convenzione Onu, più atti hanno fissato il diritto degli alunni con disabilità di stare coi coetanei. Lo stesso docente di sostegno non è profilo dedito al solo alunno con fragilità ma alla classe.
Lacune nella formazione degli educatori
Tema nel tema, nessuno dei docenti di sostegno e degli operatori comunali che seguono Marco avrebbe una formazione sull’autismo. “Eppure – sottolinea Comelli – a inizio anno è stato concordato un Piano Educativo Individualizzato (PEI) che prevedeva il ricorso all’Aba proprio perché l’alunno è autistico. Quel PEI è lettera morta”.
“La possibilità di far didattica è ridotta all’osso – rimarcano Oxana e Comelli –. Marco trascorre tanta parte delle ore di scuola facendo bolle di sapone, giocando con palle colorate o gli si legge un libro”.
Richieste di intervento ufficiale
Oxana ha chiesto l’intervento degli ispettori del ministero. Ed è per questo, “perché ci possono essere procedimenti in corso”, che il preside preferisce non scendere nei dettagli: “Non posso raccontare nulla fino a quando non sarò autorizzato. Sono arrivato ad anno in corso, ho fatto ricognizioni e posso dire che chi mi ha preceduto ha fatto quanto era necessario fare. Ho continuato su quel cammino dedicando massima attenzione ed energia. Ho seguito le norme e le richieste che sono state presentate. In generale, ci sono alunni con disabilità che possono star da subito coi compagni e altri che hanno bisogno di inserimenti graduali: bisogna trovare un accomodamento per preservare la sicurezza di tutti”.
Replica del preside e differenze di opinione
Il preside si concede due accenni al caso: “L’alunno sta coi compagni anche dopo pranzo e in altri momenti, non solo venerdì. Bolle di sapone e palle sono rinforzi, premi per indurlo a seguire la didattica. E ha fatto progressi”.
Non è la versione della madre: “Marco continua a saper leggere solo le sillabe e fatica a far conti semplici”. Nemmeno quella di Comelli. “In questa vicenda ci sono più inadempienze e incongruenze: Marco deve essere assistito 40 ore, ma lo è per 30 perché la mensa non è ritenuta tempo-scuola benché serva a socializzare. A settembre, poco dopo l’inizio dell’anno, l’allora preside ha vietato alla logopedista di entrare a scuola, nonostante il PEI Aba, dicendo che i docenti possono far da sé. A novembre l’attuale preside ha confermato il PEI e garantito che entro 10 giorni Marco sarebbe stato in aula con gli altri: non è successo. A febbraio ci siamo offerti di formare gratis i docenti sull’Aba ma è stato possibile affiancare solo l’ultimo arrivato dei docenti di sostegno. Allora si è chiesta l’ispezione e dal 19 febbraio non siamo più entrate a scuola”.