Ballabio, la morte di Liam resta un mistero. La Procura: i genitori vanno assolti

Il piccolo morto dopo 28 giorni di vita. È la terza volta che l’istanza di proscioglimento viene proposta nell’ambito della vicenda cominciata nel 2015

In Tribunale il caso del piccolo Liam

In Tribunale il caso del piccolo Liam

Ballabio (Lecco) - I genitori di Liam Nuzzo, morto il 15 ottobre 2015 a Ballabio dopo soli 28 giorni di vita, vanno assolti. È la richiesta del sostituto procuratore Chiara Di Francesco al termine della requisitoria in Corte d’Assise a Como. Aurora Ruberto e Fabio Nuzzo sono accusati di omicidio in concorso del figlio secondogenito e i legali della coppia – gli avvocati Nadia Invernizzi e Roberto Bardoni – hanno optato per il rito abbreviato. Le indagini e le perizie sia della Procura sia del Tribunale non hanno chiarito le responsabilità della morte del bimbo. La vicenda giudiziaria si trascina da più di sei anni. Liam, nato il 17 settembre 2015, dopo pochi giorni era rimasto vittima – come ammesso dalla stessa madre – di una caduta accidentale in casa e, dopo essere stato trattenuto all’ospedale Manzoni in osservazione per 48 ore – aveva fatto ritorno a casa. Una settimana dopo per un rigonfiamento sul capo era tornato in ospedale e venne dimesso tre giorni prima della morte. La causa: fratture bilaterali simmetriche alla tempia.

Ma l’autopsia e le perizie non hanno chiarito le responsabilità e la Procura di Lecco per ben due volte ha chiesto l’archiviazione del caso durante l’udienza preliminare. Nella prima il giudice Paolo Salvatore aveva imposto l’imputazione coatta, nella seconda il giudice Salvatore Catalano, dopo aver approfondito i risultati della superperizia, aveva disposto l’archiviazione. Ma la Procura generale in Corte d’Assise d’Appello ha impugnato la sentenza e chiesto il rinvio a giudizio dei genitori in Corte d’Assise. Il 23 settembre l’allora procuratore facente funzioni di Lecco Cuno Tarfusser ha riformulato il capo di imputazione in omicidio volontario in concorso, sostenendo che "la Ruberto, madre e autrice materiale, utilizzando uno strumento contundente ovvero sbattendo la testa del figlio neonato perpendicolarmente su una superficie piana e rigida, produceva fratture paritotemporali bilaterali, da cui derivava uno stato di particolare debolezza e di immunodeficienza di Liam tale da favorire l’insorgere di una polmonite interstiziale che portava al suo decesso. Il Nuzzo, padre, pur perfettamente consapevole delle reiterate condotte lesive e maltrattanti serbate dalla Ruberto verso Liam, le tollerava pur avendo l’obbligo morale e giuridico di impedirle. Con l’aggravante di aver commesso il fatto ai danni del discendente".

Dopo aver ricostruito i fatti e valutata l’insufficienza di prove, nell’udienza di ieri il pm Chiara Di Francesco ha chiesto alla Corte d’Assise – presieduta dal giudice Valeria Costi – di assolvere la madre Aurora Ruberto "per non aver commesso il fatto" e il marito Fabio Nuzzo "perché il fatto non sussiste". Gli avvocati Nadia Invernizzi e Roberto Bardoni hanno chiesto l’assoluzione piena di Aurora Ruberto e Fabio Nuzzo. Il 20 gennaio 2022 la sentenza.