
di Angelo Panzeri
"Mi sembra una richiesta benevola, visto che siamo di fronte a un evento tragico grave, e ho perso mio marito". È il commento a caldo di Augusta Brusadelli, la vedova di Claudio Bertini, il 65enne di Civate, deceduto il 28 ottobre 2016 sotto il ponte di Annone Brianza, dopo la richiesta di condanna avanzata dal Pm Andrea Figoni. Nel crollo è morto sul colpo Claudio Bertini e altre cinque persone sono rimaste ferite, di cui due in modo grave. Gli imputati per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni stradali aggravate sono quattro: Giovanni Salvatore, responsabile Anas della statale 36, Angelo Valsecchi e Andrea Sesana, rispettivamente dirigente e funzionario della Provincia di Lecco e Silvia Garbelli dirigente della Provincia di Bergamo. Secondo l’avvocato Biagio Giancola, che assiste Augusta Brusadelli e la figlia parti civili nel processo, c’è un punto fermo: "L’accusa ha indicato precise responsabilità nei confronti di tutti gli imputati, soprattutto quanto non è stato fatto per evitare il crollo del cavalcavia". Il pm Andrea Figoni ha riqualificato i reati in lesioni stradali gravi e durante la requisitoria, durata poco meno di due ore, ha passato in rassegna la fitta documentazione tra Anas e Provincia di Lecco.
"In questo processo – ha spiegato il Pm Andrea Figoni – non siamo riusciti a stabilire la titolarità del cavalcavia, però osservando la documentazione emerge chiaro che Anas ha trattato quel manufatto come proprio". Lettere, ordinanze, perizie: tutta la documentazione è stata passata in rassegna dall’accusa che ha evidenziato il rimpallo tra due enti, Anas e Provincia di Lecco. "Il crollo si sarebbe potuto evitare se qualcuno fosse andato subito a verificare la situazione – ha precisato Figoni -. Non c’è stato invece alcun flusso comunicativo fra superiori, il cui dovere era quello di interloquire fra loro, anzi i dirigenti hanno lasciato i loro cantonieri come marinai in balia della tempesta, senza capitano, non fornendo alcuna indicazione rispetto a quanto avrebbero dovuto fare". Secondo l’accusa vanno condannati a 4 anni Giovanni Salvatore e Andrea Sesana; a 3 anni e 6 mesi Angelo Valsecchi e a 2 anni Silvia Garbelli. Il 19 luglio sono previste le arringhe e a settembre il giudice monocratico Enrico Manzi emetterà la sentenza. Nel frattempo stanno per essere definiti i risarcimenti: ieri i difensori di due parti lese, Paolo Giacalone e Roberto Colombo, hanno annunciato di aver trovato l’accordo e sono usciti dal processo. Entro il 19 luglio – quando è fissata la nuova udienza per le arringhe - potrebbero concludersi anche gli altri.