Da una parte i medici della sanità pubblica, dall’altra i camici bianchi della sanità privata. A marcare ed evidenziare la frontiera di confine tra medici di base e professionisti privati sono Nicoletta Castelli, che è direttrice del dipartimento di Igiene e Prevenzione sanitaria di Ats Brianza, e Aldo Bellini, direttore della Cure primare, dopo che a Molteno un edificio comunale pagano 600mila euro con le tasse dei contribuenti è stato utilizzato sia per allestire ambulatori medici pubblici, sia per gabinetti privati, gestiti dai liberi professionisti della clinica San Martino, il cui direttore sanitario tra l’altro è un medico di medicina generale del paese.
Il rischio è che i pazienti confondano le due attività e possano essere indotti, anche involontariamente, a fermarsi direttamente dai dottori privati, subito dopo essere usciti dallo studio del proprio medico di famiglia per prenotare visite specialistiche o esami magari appena prescritti appunto dal proprio medico di base. A sollevare la questione sono stati i consiglieri comunali di minoranza e da Ats hanno dato loro ragione. Con una nota ufficiale hanno avvertito sia il sindaco di Molteno, sia i responsabili della clinica San Martino che la convivenza non può durare più di due anni.
Durante i 24 mesi lasciati per consentire di trovare una nuova soluzione per i medici di base, gli ambulatori privati e quelli pubblici devono avere due ingressi ben distinti e anche spazi interni separati, ben evidenziati. E pure gli orari di apertura devono essere diversi. Lo prevede la legge. È un’indicazione importante, che vale per Molteno, come in tutto il resto d’Italia. D.D.S.