Editoriale

Dal Vate al Komandante

Da “Memento Audere Semper” a “Non ti fermare davanti a niente”.

Dal Vate al Komandante.

Dal “Me ne frego” ricamato sul gagliardetto azzurro dei legionari fiumani al “Che se ne frega di tutto, sì” di Vita spericolata” nel meno.

Gabriele D’Annunzio e Vasco Rossi sono divisi da mondi, epoche, personalità, filosofie e arti diverse che più non si può. Un paragone quasi improponibile, magari per qualcuno blasfemo, se non fosse che il Vate e il Komandante alla loro maniera se ne sono fregati sempre di tutto e tutti nell’arte come nella vita. Diventando simboli di rottura e modelli generazionali.

“Il Komandante – spiega Giordano Bruno Guerri – rompendo ogni schema, ha sempre avuto il coraggio di osare e sfidare il tempo restando fedele a se stesso. Un ribelle gentile capace di mantenere intatta la passione, di incantare generazioni, specchiarsi nelle proprie ombre e tornare alla luce usando la bussola dell'audacia”. È per questo che a Vasco Rossi è stato dato, dai custodi della memoria di Gabriele d'Annunzio, il XV Premio del Vittoriale.

Dal Vate al Komandante la rivoluzione è anche poesia e soprattutto non muore mai.