Sede disagiata

Milano sempre pronta a reinventarsi

C’era da aspettarselo. Dopo Milàn coeur in man, Milano che non dorme mai, la Milano da bere, la capitale morale, quella della moda, del design, della finanza, Milano è diventata una “sede disagiata”. Il nuovo appellativo per il capoluogo lombardo arriva dai sindacati e serve a spiegare come mai il pubblico impiego sotto la Madonnina attira sempre meno, tanto che alcuni servizi hanno carenze di personale oltre il 50%. Il posto fisso da queste parti non interessa più. E non tanto per una riscoperta della vita avventurosa fatta di espedienti a partita iva, ma perché – più prosaicamente – fisso è anche lo stipendio e, chi non riesce ad accontentarsi di un’esistenza monacale in un seminterrato di periferia, qui con 1.400 euro non può campare.

Quello che non sono riusciti a fare in anni di video da Dubai gli improbabili guru social del guadagno facile e della “vita da dipendente è una vita da schiavo”, stanno riuscendo benissimo a farlo i prezzi fuori controllo in città. Milano Sede Disagiata, abituiamoci. Anzi, si potrebbe anche già pensare a una bella “Disagio Week”.