Fuga dal pubblico impiego: il 29% rinuncia al posto per gli “stipendi troppo bassi”

Inps in affanno, i vincitori dei concorsi non vogliono trasferirsi a Milano. La Cgil: “Colpa del costo della casa, l’istituto offra il patrimonio immobiliare”

Lino Banfi e Checco Zalone nel leggendario dialogo sul "sacro posto fisso" in Quo Vado

Lino Banfi e Checco Zalone nel leggendario dialogo sul "sacro posto fisso" in Quo Vado

C’è chi rinuncia direttamente al posto e chi prende tempo rimandando la firma del contratto, oppure chiede il trasferimento dopo aver accettato. Uno stipendio di 1500-1600 euro al mese, pur con la garanzia del posto fisso, non è attraente per chi (magari con figli al seguito) deve trasferirsi a Milano o in altre città lombarde dove il costo della vita, e soprattutto della casa, è alle stelle.

Il risultato è un’emergenza negli uffici Inps e un’ipotesi spinta anche dalla rivoluzione digitale che fino a qualche tempo fa sembrava impensabile: delocalizzare servizi che si possono svolgere da remoto in altre regioni, dove c’è più personale per sbrigare le pratiche.

"La scopertura di personale in Lombardia è del 57,2% – denuncia la Fp-Cgil – Delle 471 persone assegnate alla Lombardia, nonostante la carenza fosse di 830 unità, hanno preso servizio lo scorso 17 aprile solo in 355. Significa che le rinunce sono state di circa il 29%, un dato distante dall’8% ostentato a livello centrale. E mentre le nuove assunzioni sono poche, continuano i pensionamenti e le mobilità". La Lombardia, proprio per il carovita, è ormai considerata una "sede disagiata", dove nessuno vuole venire.

Anche per questo i sindacati (Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uilpa, Confsal-Unsa, Flp, Confintesa e Usb) hanno indetto lo stato d’agitazione, con presidi che si terranno domani in tutte le sedi territoriali e davanti alla Direzione regionale a Milano.

"Il problema delle rinunce è legato al costo della vita – spiega Dino Pusceddu, segretario della Fp-Cgil Lombardia – a fronte di stipendi troppo bassi. Noi abbiamo proposto di venire incontro ai neoassunti con incentivi sulla casa, magari mettendo a disposizione il patrimonio immobiliare Inps. L’unica soluzione che ci è stata prospettata è quella di trasferire negli uffici di altre regioni, dove le carenze di organico sono meno evidenti, alcuni servizi. Una soluzione che riteniamo inaccettabile, anche perché si perderebbero dei presidi sul territorio".

La situazione diventa ancora più intricata dopo il commissariamento dell’Inps, con l’uscita del presidente Pasquale Tridico e la necessità di una nuova governance. "L’Inps eroga welfare ma, a livello lombardo, è stato abbandonato a sé stesso", denunciano i sindacati. Una situazione di carenza di organico che non riguarda solo l’istituto previdenziale.

Dopo anni di assunzioni con il contagocce si è inaugurata una nuova stagione di concorsi pubblici. Ma i candidati, e soprattutto le persone disposte a trasfersi a Milano da altre regioni d’Italia, non bastano per coprire buchi e pensionamenti, anche nei Comuni affamati di tecnici per gestire la partita del Pnrr. "Una soluzione potrebbe essere quella di fare i concorsi solo su base regionale – sottolinea Pusceddu – in modo da attirare solo le persone che già vivono su un territorio o che sono veramente disposte a trasferirsi".