La lezione di Milano all'Italia

Èuna conferma di un dato acquisito. Ma in tempi come questi non è poco. Milano si è ormai lasciata alle spalle la crisi economica

Milano, 10 novembre 2019 - Èuna conferma di un dato acquisito. Ma in tempi come questi non è poco. Milano - stando alla ricerca presentata l’altro giorno da Assolombarda - si è ormai lasciata alle spalle la crisi economica, registrando, tra il 2014 e il 2018, una crescita del Pil del 9,7%, il doppio del +4,6% fatto registrare dal Paese. Non solo: rispetto al 2008, lo scorso anno la ricchezza milanese è cresciuta del 6,4%, mentre il dato medio nazionale è ancora in negativo, fermo al -3,3%. Questa è la riprova che se i giudizi sull’economia italiana venissero espressi guardando ai soli dati della Lombardia i timori e le critiche si tramuterebbero immediatamente in entusiasmo ed elogi.

Milano e la Lombardia si confermano a pieno titolo locomotiva del Paese. Alla luce di questi dati bene fanno gli industriali a pungolare l’esecutivo affinché vari misure a sostegno delle imprese. Misure fondate sull’alleggerimento fiscale e sugli incentivi alla produzione e all’occupazione. Per cominciare, il nodo cruciale della riduzione del cuneo fiscale non è ancora stato definito nei dettagli, lasciando dunque nell’incertezza sia gli imprenditori che i lavoratori. Ridurlo in favore dei lavoratori potrebbe trovare d’accordo anche gli imprenditori, a patto che tale misura si inserisca in una politica di aperto sostegno alle ragioni dell’impresa, con provvedimenti di sgravi fiscali e di promozione del made in Italy in tutte le sue declinazioni. In verità però il Conte bis sembra sempre più impantanato nelle secche di sterili diatribe fra i partiti che lo sostengono e che sembrano badare esclusivamente all’immediato tornaconto elettorale anziché al futuro dell’Italia. Sembra che ci sia un Paese a due velocità, ma anche una classe dirigente a due velocità: da una parte i governanti che sbraitano mentre le crisi aziendali degenerano e, dall’altra, gli industriali che - badando al sodo - indicano con sempre maggiore lucidità le sfide prioritarie per il sistema Paese. Le più urgenti, sicuramente, restano il potenziamento delle infrastrutture, lo snellimento dei carichi burocratici, una politica fiscale che non penalizzi le attività d’impresa e le nuove iniziative private. L’anno prossimo Confindustria rinnoverà i suoi vertici. Più che mai il Nord avrebbe titolo per rivendicarne la guida e per estendere all’intero territorio nazionale quello che si conferma il vincente modello lombardo.