Editoriale

I taxi e il balletto delle licenze

A New York alzi la mano e ti piovono addosso tre taxi, a Milano ti metti in coda (o telefoni) e speri che l’attesa non si prolunghi troppo. Un dato di fatto, non un’opinione. Una situazione che non è colpa diretta dei tassisti, nel senso dei singoli professionisti, ma che i tassisti come categoria non hanno nessuna intenzione di affrontare. Non si spiegherebbe altrimenti l’ennesima levata di scudi contro il bando per introdurre nuove licenze, in modo da adeguare il numero delle auto bianche alle esigenze di una città come Milano. Perché il taxi è un servizio di trasporto pubblico a tutti gli effetti, per quanto diverso da quelli di linea. Eppure un punto di incontro non si trova mai, c’è sempre qualche pretesto per far saltare la riforma. Da noi si invoca sempre un generico “cambiamento”, poi quando il cambiamento arriva e tocca il nostro orticello, apriti cielo. Tutti liberali, con le riforme degli altri.