FRANCESCO LOMMI
Editoriale e Commento
Editoriale

Hey Hey My My Rock n Roll can never die

“Hey Hey My My Rock n Roll can never die”, così cantava Neil Young a fine anni ‘70. Il periodo d’oro dei “riffoni” di chitarra distorta, degli assoli e dei ritornelli urlati a squarciagola. 

Oggi, a distanza di cinquant’anni, lo scenario è completamente cambiato: sono la trap e la drill a monopolizzare il mercato e ad avere il maggior ricambio di artisti. Parliamoci chiaramente: oggi un ragazzo che vuole far musica difficilmente aspira a un percorso come quello delle vecchie rock band, anche perché queste non sono un punto di riferimento culturale e musicale per le nuove generazioni. Inoltre, a livello discografico, fare rock non attira più le attenzioni di una volta nell’ottica di firmare un contratto con una major.

 A tenere accesa la fiammella del rock, dunque, sono ancora loro, i reduci dell’epoca dorata: dagli Ac/dc, che qualche giorno fa, a quasi 80 anni, hanno fatto saltare per due ore i 103mila di Campovolo, fino ai Metallica, all’ennesimo concerto milanese davanti a più di 70mila persone. Ora, la domanda sorge spontanea: chi raccoglierà questa gigante eredità, una volta che gli irriducibili del rock’n’roll si ritireranno a una meritata pensione? La risposta in termini di partecipazione ai concerti dei diavoletti australiani e a quello di Hetfield e soci ci ricorda il monito del grande Neil Young: “Rock n Roll can never die”. La fiammella continuerà a bruciare, anche solo nei video su Youtube o nei ricordi.