La concorrenza, si sa, impone di diversificare l’offerta e così un locale del centro di Milano ha deciso di inserire una variante trash nel proprio menù, il “body sushi”, ovvero la possibilità di offrire il celebre cibo giapponese sul corpo nudo di una donna.
Sarebbero moltissimi i perché che mi frullano nella testa. Mi limito a tre come gli aggettivi – “goliardica, originale ed alternativa” – con cui il locale ha presentato il nuovo servizio per degustare uramaki e nigiri.
Goliardica. Davvero pensiamo che in pieno 2023 un gruppo di amici – uomini, vien da dire – per divertirsi abbia bisogno di ritrovarsi attorno a un tavolo con una donna trasformata in piatto?
Originale. I titolari del locale sanno che questa pratica si chiama Nyotaimori ed è nata in Giappone durante il periodo Edo (fine Ottocento)? Riproposta negli anni Ottanta negli ambienti di lusso spesso frequentati dalla famigerata Yakuza (la mafia giapponese), sanno che è vietata in molti Paesi?
Alternativa. Ma siamo così sicuri che il “body sushi” sia così alternativo? Preferirei di gran lunga una serata in trattoria tra amici con menù milanese: risotto di primo e ossobuco di secondo. Piatti? Vanno bene ceramica e porcellana, bandita ogni altra scemenza.