Editoriale

Animal office

"Te manca dumà el can". Ti manca giusto il cane. Ma in milanese suona meglio e significa qualcosa di diverso. Sfumature, saggio cinismo. Del resto, parlato dai meno, il dialetto esprime bene il pensiero dei più. In questo caso di fronte alla novità dell'apertura degli uffici dell'Università Bicocca agli animali dei dipendenti. Me lo immagino, dunque, il nonno che si toglie gli occhiali e richiude il giornale sul tavolo del bar alla lettura della notizia. "Ché i problemi dall'università e dell'Italia sono altri". E allora? Non perché non si riesce a rispondere alle domande più alte, non ci si deve occupare di quelle minori. Poi, a dirla tutta, l'accesso di cani e gatti in ateneo è sottoposto a così tanti vincoli burocratici e sanitari da far passare la voglia forse anche a Michela Brambilla, irriducibile paladina dei quattro-zampe. Tra le tante regole, ne basti una: i colleghi devono essere d'accordo. Figuratevi i bisbigli alla macchinetta del caffè: meglio concedere la dispensa canina o rischiare di rovinare rapporti decennali di buon vicinato? O magari sono tutte inutili speculazioni e presto ci troveremo a raccontare della prima cucciolata concepita in ufficio...