La Teva lascia: cercasi eredi

Bulciago, l’azienda farmaceutica israeliana si è detta disposta a cedere anche a concorrenti

Il polo farmaceutico di Tel Aviv chiude

Il polo farmaceutico di Tel Aviv chiude

Bulciago (Lecco) - All’ingresso dell’ex Chimica di Bulciago verranno rimosse le insegne della farmaceutica israeliana Teva e della partecipata italiana Sicors corticosteroidi. Al loro posto ne verrà affissa quella di un’altra società. Lo sperano almeno i 109 dipendenti dello stabilimento brianzolo a cui i magnati dei principi attivi di Tel Aviv hanno assicurato di essere disposti a cedere anche ad eventuali concorrenti il polo produttivo che si affaccia sulla Briantea Como–Bergamo. Lo hanno ribadito sia ai rappresentanti sindacali, sia al prefetto di Lecco, Castrese De Rosa, affiancato dal presidente della provincia Claudio Usuelli e dal sindaco Luca Cattaneo, sia ai consiglieri regionali durante l’audizione in Commissione IV Attività produttive del Pirellone convocata ieri mattina.

«La scelta dei manager di Teva di aprire alla possibilità di una vendita è il primo passo, necessario ma non sufficiente, per proseguire nella ricerca di una soluzione positiva alla chiusura della nostra fabbrica – commentano e avvertono i rappresentanti della Rsu aziendale con i segretari generali della Filctem Cgil e Uiltem Uil -. Sarà indispensabile che questa dichiarazione di principio non sia solamente di “facciata” ma che al contrario sia sostenuta da un impegno reale e continuo a cercare, trovare e soprattutto consentire l’ingresso di un nuovo soggetto industriale che valorizzi la capacità produttiva del sito e tuteli e mantenga l’occupazione di tutti i dipendenti".

Per questo il presidio ai cancelli della fabbrica rimane, anche per sollecitare i rappresentanti istituzionali a continuare a dare una mano. "Come Regione Lombardia dobbiamo attivarsi direttamente con i proprietari anche sul piano internazionale – risponde subito all’appello il consigliere regionale azzurro Mauro Piazza -. Siamo a fianco dei lavoratori per l’attivazione di tutti gli strumenti di ammortizzatori sociali e di reinserimento al lavoro con politiche attive e politiche di reindustrializzazione del sito". "La decisione di chiudere lo stabilimento è purtroppo irrevocabile – aggiunge il consigliere dem Raffaele Straniero -. Tuttavia, mi sembra di poter considerare un aspetto positivo la disponibilità alla cessione dell’azienda. Mi auguro che questa volontà sia perseguita con determinazione". In ballo c’è anche il completamento bonifica delle sostanze tossiche intombate lì sotto, una sorta di "terra dei fuochi" brianzola lasciata in eredità dai precedenti proprietari.