Quanto costa mantenere un figlio? La risposta: 640 euro al mese

Lo studio di Bankitalia sulla spesa media delle famiglie. La somma varia tra Nord e Sud ma l'incidenza sul reddito è la stessa

Quanto costa un figlio al mese? Una domanda che tutti i genitori si pongono. A volte bonariamente, altre volte davanti ad avvocati e giudici per determinare l'assegno di mantenimento. Trovare risposte è complicato, perché tutto dipende dal tenore di vita della famiglia, dal luogo in cui si vive e dall'età dei figli. Ma qualche stima si può fare. Ci ha provato Bankitalia, nella sua relazione annuale, valutando le uscite finanziarie nel periodo 2017-2020 di nuclei famigliari composto da due genitori e uno o più figli. 

La spesa mensile

Partiamo dall conclusione: negli ultimi anni mantenere un figlio in Italia è costato 640 euro al mese.  Nel 2020 però, complici le restrizioni della pandemia, la spesa si è leggermente abbassata a 580 euro: meno spostamenti e meno spese per il tempo libero. Il gap Nord-Sud del Paese si riflette anche in questa statistica: nelle fasce più alte di reddito al centro Nord la spesa supera infatti gli 800 euro, cifra che al Sud non viene raggiunta, mentre nelle fasce di reddito più basse la differenza territoriale è meno accentuata ed in ogni caso la spesa non raggiunge i 400 euro mensili.

L'incidenza sul reddito

Ma se pure in questo caso i dati mostrano un'Italia frammentata, con tante differenze tra diverse aree, diversi redditi e spese diverse  - secondo altri numeri di Bankitalia al centro Nord il reddito medio nel 2020 era di 22.763 euro al sud ed Isole 14.124 euro - l'impegno per tirare su i figli resta più o meno lo stesso: al Mezzogiorno infatti si spende meno ma l'incidenza sul reddito è più o meno invariata. Perchè infatti comunque, in maniera omogenea da Nord a Sud, un figlio pesa lo stesso sul bilancio famigliare, circa un quarto del reddito medio. Non solo, in ogni caso oltre la metà, (il 60%) della spesa totale viene impiegata per soddisfare i bisogni primari, cibo, abbigliamento, spese per la casa, istruzione e salute.

La prima voce di spesa è per generi alimentari e bisogni primari
La prima voce di spesa è per generi alimentari e bisogni primari

L'assegno unico

In pratica ad incidere sul divario per circa un quinto le spese per la casa (che al Nord costa di più) e per circa due terzi i consumi meno essenziali. In dettaglio per il tempo libero e per la voce "altro" ma anche per l'istruzione ed i trasporti. Numeri e proporzioni però dovrebbero cambiare da quest'anno. Da marzo infatti è iniziata l'erogazione dell'assegno unico e universale per le famiglie che prevede un importo massimo per figlio di 175 euro mensili ma sono previste maggiorazioni per i nuclei con almeno tre figli, per quelli in cui entrambi i genitori lavorano, se la madre ha meno di 21 anni e in presenza di figli in condizioni di disabilità. Secondo l'elaborazione di Bankitalia l'ammontare massimo sarebbe sufficiente a sostenere, a seconda dell'approccio di stima, tra un terzo e la metà circa delle spese necessarie per mantenere un minore alle famiglie della fascia di reddito più bassa.