A Milano mancano i gelatai e questo è un problema serio

Posti di lavoro a tempo indeterminato, con Ral da 22.000 a 30.000 euro. Eppure agli annunci non risponde nessuno.

La gelateria Iconico Gelato di Milano

La gelateria Iconico Gelato di Milano

Milamno - 22.000 euro di Ral, offerti indipendentemente dall’esperienza: il lavoro era offerto per due risorse, all’interno di una nuova gelateria di Milano, “Iconico Gelato”, in Via Molino delle Armi 31, una delle aree più frequentate dai giovani. 6 posizioni aperte. Mesi di ricerche, decine di offerte rifiutate. Il rischio di non poter aprire l’attività. Un paradosso: l'Istat regista un aumento delle famiglie in povertà assoluta (9.4% nel Sud e circa 4% al Nord) ma nel mondo del lavoro e delle professioni qualcosa si è inceppato.

A raccontare queste dinamiche lo hanno fatto, spesso, alcune celebrity, come Alessandro Borghese o Flavio Briatore, con toni non sempre diplomatici e spesso oggetto di critiche. Il problema, però, esiste, e a certificarlo è anche Capac, la scuola delle professioni di ConfCommercio, come ha dichiarato al Giorno il direttore, Gabriele Cartasegna: “La professione del gelataio, sia come addetto di produzione che addetto al banco è richiestissima, su Milano e non solo”. E aggiunge: “continuiamo a fare corsi, potremmo farne molti di più vista la richiesta che abbiamo. Addirittura ci chiedono i gelatai dall’estero, ma non troviamo abbastanza ragazzi. Questo problema è esteso a tutto il settore food & beverage. Il 30% delle persone ha cambiato settore durante il Covid. Questi posti di lavoro sono fissi, spesso a tempo indeterminato, e non soggetti a stagionalità. Il problema è convincere i ragazzi”.

Ad aver vissuto questa dinamica è stato anche Giammaria Colella, giovane manager con esperienza in importanti società tech, e founder di Iconico è emblematica di una situazione da tempo lamentata dagli imprenditori, e che, però non sembra trovare soluzione. Giammaria, ti aspettavi tutte queste difficoltà nell’assumere? Mi aspettavo queste difficoltà, ma forse non così tante. Nell’ambito ristorazione molti lavori sono ritenuti professioni di passaggio, a meno che non parliamo di professioni specifiche, come lo chef, dove tante risorse si formano in molti anni di esperienza. Tutto il resto viene percepito come saltuario e temporaneo, ma non mi aspettavo in un momento del genere rifiuti con riferimenti a “situazioni che fanno comodo”, come il Reddito di Cittadinanza. Tante persone hanno rifiutato perché percepivano al disoccupazione, mi davano disponibilità ma richiedendo un pagamento in contanti, ovviamente non previsto. Ho sentito centinaia di persone. Come hai trovato, alla fine, i candidati? Grazie ad un passaparola sui social. Dopo tantissimi rifiuti ho assunto Giovanni, un giovane di Messina che aveva studiato giornalismo ma aveva una passione per pasticceria e cercava un’opportunità per trasferirsi a Milano e vivere in maniera indipendente. Si è offerto come risorsa e non come “mero dipendente”. Sono stato entusiasta di averlo a bordo. Stai cercando ancora risorse? Sto ancora cercando persone part-time, con 20 ore e massima flessibilità. Questo è ancora più complesso perché la fascia che risponde a questo tipo di annunci sono gli studenti che però hanno troppi vincoli di disponibilità, a causa degli orari universitari non flessibili. Cosa dovrebbero fare le istituzioni per ridurre questa problematica? Per mia opinione io trovo non funzionale il Reddito di Cittadinanza. Io ho offerto una RAL in linea con il mercato, indipendente dall’esperienza, avremmo accettato persone con zero esperienza, che avremmo formato, con 22.000 di RAL e 1200 di netto. La risposta che ho sentito era: “se devo guadagnare 1200 euro con 40 ore, preferisco tenermi il reddito di cittadinanza o la disoccupazione”. La politica dovrebbe impegnarsi nella formazione: formare i giovani e metterli in condizione di poter avere maggiori offerte di lavoro, incentivare chi assume attraverso un minimo di sgravio fiscale. Abolire il Reddito di Cittadinanza sarebbe un’ulteriore soluzione. Se si paga le persone per non fare nulla, la gente non farà nulla.