Aumento stipendi con la decontribuzione nel dl aiuti bis? Come e quando può succedere

Governo al lavoro su una misura che potrebbe rimpiazzare il bonus 200 euro

Il testo definitivo non c'è ancora, arriverà la prossima settimana, ma sul contenuto del decreto aiuti bis si susseguono ipotesi. L'ultima, emersa durante il confronto fra i sindcati e la delegazione governativa guidata dal presidente del consiglio Mario Draghi, è quella riguardo una decontribuzione sul lavoro dipendente che dovrebbe rimpiazzare il rinnovo del bonus 200 euro. Sempre una misura "una tantum", ma di durata più lunga (l'ipotesi è che si arrivi fino allo stipendio di dicembre) con versamento a rate e non in un'unica soluzione, come accade con il bonus 200 euro. Obiettivo - di questa come delle altre misure che saranno inserite nel documento - è alleggerire la situazione economica delle famiglie, alle prese con inflazione e crisi generale della congiuntura.

Come potrebbe funzionare

L'ipotesi di partenza - anche se il ministro del Lavoro Andrea Orlando oggi, giovedì 28 luglio, ha detto che non ci sono ancora i numeri definitivi, ma ha comunque confermato che si tratterà di "un taglio strutturale" - è quella di una nuova sforbiciata dello 0,8% per i redditi fino a 35mila euro, che si aggiungerebbe cosi allo 0,8% di riduzione del cuneo fiscale già in vigore per tutto il 2022 per la stessa platea. Ma l'idea del governo, da approfondire ulteriormente attraverso il dibattito interno e gli incontri con le parti sociali - è quella di puntare almeno all'1% aggiuntivo di taglio, una volta fatti anche i calcoli delle risorse necessarie per la rivalutazione delle pensioni. Si tratterebbe, quindi, di un aumento della cifra netta in busta paga, così da risolvere almeno in parte l'emergenza salari, fermi al palo ormai da anni. Altro dettaglio da stabile è quanto dei 14,3 miliardi stanziati per finanziare il decreto aiuti bis sarà assegnato alla partita decontribuzione.

Quando scatterebbero gli aumenti

Il decreto aiuti bis dovrebbe andare incontro a un iter di approvazione piuttosto rapido. A questo punto, data le scelta di applicare la decontribuzione a rate nelle singole buste paghe, i lavoratori della platea dei beneficiari dovrebbero ricevere stipendi più pesanti per cinque mesi, da agosto 2022 a dicembre 2022. 

Chi riguarda

L'ipotesi è che la platea dei beneficiari sia la stessa che a luglio ha ottenuto  il bonus 200 euro, ovvero 31 milioni di lavoratori. Si tratta comunque di un'iniziatiava una tantum: l'auspicio è che nei prossimi mesi si possa arrivare a un intervento strutturale sugli stipendi di tutti i lavoratori dipendenti, che conduca a un aumento generale e stabile delle retribuzioni italiane, fra le più basse di tutta la Comunità europea.

Cosa è 

La decontribuzione a livello generale consiste in uno sconto sui contributi previdenziali complessivi dovuti dal datore di lavoro per i propri dipendenti. L'importo della busta paga è proporzionale al reddito imponibile.

Come si calcola

Difficile fare ipotesi sul calcolo di quella che sarà le decontribuzione inserita nel decreto aiuti bis (se ci sarà). Innanzitutto va detto che la precedente decontribuzione ha riguardato solo gli stipendi inferiori alla quota imponibile lorda di 2.692 euro mensili (appena sotto i 35mila euro annui calcolati su tredici mensilità). Vediamo cos'è accaduto in alcuni casi paradigmatici con la decontribuzione una tantum 2022, a cui il nuovo intervento - sempre secondo le prime ipotesi - dovrebbe sommarsi. Un lavoratore con un lordo imponibile di 20mila euro annui, ha ricevuto 160 euro lordi annui in più in busta paga (a questa cifra bisogna poi applicare l’Irpe per calcolare il netto in più), circa 10 euro al mese. Con un lordo di 25mila euro l’aumento 2022 in busta paga è intorno ai 200 euro, con uno stipendio lordo di 30mila euro l’esonero sarà pari a 240 euro lordi all’anno.

In questo caso, però, l'idea è sostituire il bonus 200 euro e applicare la decontribuzione per cinque mesi. Da qui, quindi, l'ipotesi al vaglio di aggiungere un ulteriore taglio dell'1%, che possa portare a un aumento del beneficio mensile (visto che sarà attivo per un ridotto numero di mesi rispetto all'ultima decontribuzione).