ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Vasco Rossi tour 2024, un kolossal rock contro la guerra per le sette date a San Siro

I sette concerti (nuovo record per il Meazza) dal 7 al 20 giugno: il palco di 90 metri, una cattedrale di luci, maxischermi e giochi pirotecnici

Vasco Rossi, dal 7 al 20 giugno si esibirà per sette volte a San Siro

Vasco Rossi, dal 7 al 20 giugno si esibirà per sette volte a San Siro

Nell’occhio del drago. È lo sbuffo di fuoco sputato da un mostro volante planato tra grattacieli metropolitani bersagliati dalla pioggia come in un film di Matthew Robbins a trasportare il popolo di Vasco nel nuovo kolossal da stadi provato sabato e domenica sera a Bibione, prologo friulano al ritorno dell’uomo della vita straviziata e stravissuta a San Siro, dov’è in scena dal 7 al 20 giugno per ben sette notti (record assoluto del “Meazza”) e poi al San Nicola di Bari dal 25 al 30 per altri quattro show. Ai piedi del palco quella combriccola di “gente a posto”, evocata già nell’iniziale “Blasco Rossi”, aggrappata alle sue canzoni e al grido “Noi siamo contro la guerra, contro ogni guerra. La musica è contro la guerra” ripetuto assieme come un mantra.

Una maratona che da “Asilo Republic” porta a “ Il mondo che vorrei”, da “Gli spari sopra” alla “Basta poco” pubblicata lo scorso autunno per accompagnare in tv la docuserie “Il supervissuto” che, riserva le sue maggiori sorprese nel medley incastonato tra “C’è chi dice no” e “Rewind” in cui trovano posto il passato prossimo e remoto de “La strega (la diva del sabato sera)”, “Cosa vuoi da me”, “Vuoi star ferma!”, “Tu vuoi da me qualcosa”, “Occhi blu”, “Incredibile romantica”, “Ridere di te”.

Tutto su una cattedrale di luce con pochi paragoni nel mondo del live italiano che vede Rossi spaziare da “Bollicine” a “C’è chi dice no” e su su fino ai bis di “Dillo alla luna”, “Vita spericolata”, “Canzone” o “Albachiara” su un palco largo quasi novanta metri e alto una trentina dominato da una serie di maxischermi ad alta definizione di forma triangolare con 1.150 corpi illuminanti, un audio da mezzo milione di watt, fiamme ed effetti pirotecnici vari. Tutto trasportato da una carovana di 55 bilici con al seguito oltre 320 persone fra tecnici, facchini, personale di servizio, addetti alla sicurezza di una vera e propria città viaggiante.

Sul palco Vince Pastano, nella doppia veste di direttore musicale e chitarrista al fianco dell’immarcescibile Stef Burns, Antonello D’Urso alla chitarra acustica, Andrea Torresani al basso (ma durante il bis di “Siamo solo noi” cede il posto all’osannatissimo “Gallo” Claudio Golinelli), Alberto Rocchetti alle tastiere e, vista l’assenza di Matt Laug impegnato in tour con gli Ac/Dc, Donald Renda alla batteria. Sezione fiati con Andrea Ferrario al sax, Tiziano Bianchi alla tromba e Roberto Solimando al trombone. Ai cori Roberta Montanari. Ad introdurre lo spettacolo i set di Raffi, all’anagrafe la ventiduenne pesarese Raffaella Pierattoni, già supporter del Komandante negli ultimi due tour, la romana trapiantata a Los Angeles Denise Faro, a cui Vasco ha scritto la canzone “Libera e se mi va” e i finalisti del concorso per artisti emergenti “Zocca paese della musica”.

Quando nel 1975 Vasco venne in città per la prima volta intenzionato ad acquistare un trasmettitore dismesso di Radio Milano International con cui iniziare a Zocca l’avventura di Punto Radio ben difficilmente avrebbe potuto immaginare di tornarci un giorno per ricevere la Pergamena della città dal Sindaco in persona, come accadrà domani pomeriggio, e venerdì il riconoscimento della Regione Lombardia dal suo presidente. Due iniziative che, assicura, lo lasciano “piacevolmente sorpreso”. "Con i magnifici 7 di quest’anno, 7 volte San Siro, saranno 36 volte al Meazza e più di 2 milioni e mezzo di persone solo su Milano c’è di che essere orgogliosi". Ma non finisce qui perché a natale il “Meazza” sarà al centro pure di un numero speciale di Diabolik dal titolo eloquente, “Colpo grosso a San Siro”, in cui è una sensuale, felina, Eva Kant a tentare il furto dello smartphone di Mr. Albachiara.