Il Terzo Segreto di Satira e il ritorno al video: “Vi raccontiamo il nostro domino oltre la politica”

L’ultimo lavoro (sempre collettivo) del gruppo comico milanese, dal cinema a “The Comedy Club“

I ragazzi del Terzo Segreto di Satira

I ragazzi del Terzo Segreto di Satira

Milano – Il titolo è un po’ misterioso: "Domino 23. Gli ultimi non saranno i primi". Dietro ci sono sempre loro, Il Terzo Segreto di Satira. Con quello sguardo divertito (quanto amaro) sul mondo e la politica italiana. Un ritorno al cinema. Ma con gusto decisamente indie. Grazie a un mediometraggio autoprodotto di un’oretta, che dopo un seguitissimo tour di presentazione nelle sale, sbarca on demand, sulla piattaforma di The Comedy Club. Con il collettivo fondato da Pietro Belfiore, Davide Bonacina, Andrea Fadenti, Andrea Mazzarella e Davide Rossi a dirigere una collana di sketch, affidata a oltre una trentina di interpreti. Fra habitué e nuove entrate.

Rossi, come nasce «Domino 23»?

"È il frutto del nostro lavoro sul web, al cinema, in televisione. E nasce dal desiderio di raccontare quest’ultimo anno attraverso uno schema dove gli sketch si susseguono come fossero un domino, seguendo un lieve filo conduttore. In qualche modo è un progetto ibrido, che mischia un po’ tutto quello che siamo".

È molto chiara la natura indipendente del progetto.

"Sì, abbiamo scelto l’autoproduzione per rimanere liberi e senza filtri sui contenuti. Per restare il più possibile fedeli a noi stessi e al nostro gusto, senza calcoli o compromessi. Questo è stato possibile solo grazie ad una serie di figure, tecniche e artistiche, che hanno sposato con entusiasmo la nostra idea. Una visione che ha riguardato la parte creativa ma anche quella produttiva e distributiva, visto che dopo un primo giro nelle sale, arriviamo su una piattaforma indipendente. Una modalità sperimentale che ci auguriamo possa essere replicabile in futuro".

Com’è la realtà di cui ridete?

"Complessa, ricca di sfumature. Non è assente la satira politica e partitica ma non è più il centro del nostro lavoro, anche perché l’interesse si è spostato su altri temi internazionali della contemporaneità. Dall’ambiente ai migranti, dal politicamente corretto ai diritti civili".

Quanto è importante una dinamica collettiva del lavoro?

"È un aspetto fondamentale che ci caratterizza fin dalla nascita, considerando che noi stessi siamo un gruppo di cinque filmmaker. Ma la visione si allarga alla troupe e al gruppo di interpreti. Ed è stato bello vedere come tutti abbiano partecipato per un compenso simbolico e assolutamente identico, senza gerarchie. A conferma che quello che ha guidato le scelte è sempre stato il desiderio di essere parte del progetto".

Come vi definireste oggi?

"Ci piacciono tante cose diverse. Ma certo la pluralità del collettivo è parte della nostra forza. E credo che anche il fatto di seguire linguaggi differenti sia un tratto caratterizzante positivo, per quanto possa un po’ spiazzare. D’altronde siamo in troppi per focalizzarci su un unico progetto. Diciamo che si prova a proporre qualcosa di completamente diverso".

Come i Monty Python.

"Esattamente! Che poi è uno dei pochissimi nomi che al di là dei gusti e delle passioni, ci mette sempre tutti d’accordo".