Quando la Sbanda passò... C’è un che di sorprendente e imprevedibile nella desinenza usata dalla formazione di paese che accompagna Renzo Rubino (nella foto) questa sera sul palco dell’Arci Bellezza. Un tuffo in quello spirito delle feste di piazza che il cantautore tarantino, all’anagrafe Oronzo Rubino, 36 anni, trapianta nel profondo Nord rivisitando passato e presente con gli arrangiamenti bandistici tradizionali dell’ultimo album “Il silenzio fa Boom”. Un incontro, prima ancora che un concerto, nello spirito delle lunghe notti d’estate tra luminarie e falò sotto la luna.
Renzo Rubino da banda a (s)banda cosa cambia?
"L’idea di decontestualizzare la banda dai suoi luoghi abituali, ovvero piazze, casse armoniche, feste patronali, è già un esperimento molto interessante e potente. Vedere 12 bandisti in azione su un palco divincolarsi tra canzoni e valzer del pubblico che hanno davanti, come se invece che in un club si trovassero in una balera, è tanto spiazzante quanto divertente".
In un contesto del genere il repertorio che forma prende?
"Ovviamente faccio le mie canzoni, anche se in chiave diversa. Mi ci è voluto un po’ di tempo per ‘istruire’ o comunque far sedimentare nei musicisti che mi accompagnano alcuni concetti a cui non erano abituati. Per diversi di loro, infatti, la musica era un hobby o un secondo lavoro, mentre ora sono musicisti da palco a tutti gli effetti".
“Il silenzio fa Boom” com’è nato?
"Sono tendenzialmente uno portato alla noia che ha bisogno di entusiasmarsi sempre con cose nuove. A cominciare dal mio festival itinerante Porto Rubino o da altri progetti in cui mi lascio coinvolgere. Era da tempo, ad esempio, che volevo pubblicare un disco del Sud, che non è solo taranta, tamburelli e pizzica, ma anche musica di ottoni, e alla fine ci sono riuscito".
Come?
"Facendo un po’ di ‘caciara’. Scrivendo queste nuove canzoni il mio pensiero era già macchiato dall’idea di utilizzare la banda, quindi, nella scrittura avevo chiare in testa certe aperture vicine al mondo della musica di piazza. Il mio obiettivo è quello di arrivare a 70 anni con la testa di un quindicenne. Già mi ci vedo con la giacca di paillettes a caccia di nonnine nelle più rinomate sagre italiane". Spirito tarantino.
"Taranto è una città meravigliosa. E quando il sole tramonta dietro all’Ilva penso sempre cosa sarebbe senza quell’ombra nera lì davanti".
Per la serie prima o poi lo faccio, lei ha ferma un’opera musicale da prima della pandemia. Novità?
"Ci ho lavorato quattro anni, quindi prima o poi ce la farò a farle vedere la luce. Intanto, a parte Porto Rubino, sto pensando ad un progetto mai realizzato prima, collaborare con altri artisti, ma anche fare qualcosa di televisivo".
Qual è la collaborazione sognata?
"Mi piacerebbe produrre un pezzo con un milanese di grande talento come Mace, lontano dai miei mondi artistici e proprio per questo molto affascinante. Nel parcheggio dei sogni c’è pure la scrittura di un concept su una favola tipo ‘Pinocchio’. O, magari, scrivere per il cinema; di registi bravissimi in Italia ce ne sono tanti, da Virzì ad Ozpetek".