Milano: porte aperte al Museo etrusco a Porta Venezia, tra storia e arte moderna

La struttura propone visite gratuite sino a fine mese: dall’ipogeo al piano nobile un tour fra 250 opere e pezzi unici, dal Guerriero Cernuschi a Lucio Fontana

Una vista dall'interno del museo etrusco di Milano

Una vista dall'interno del museo etrusco di Milano

Milano - «Un museo per la città, un museo per tutti, dove i visitatori si sentano accolti come a casa, e possano muoversi liberamente, fra il piano nobile e l’ipogeo". Giovanna Forlanelli apre le porte del nuovo Museo d’Arte di Corso Venezia 52 della Fondazione Luigi Rovati che presiede, la sua "creatura", un progetto a lungo coccolato, desiderato, realizzato con un cantiere complesso, iniziato nel 2017. Ed è una vera e propria immersione di "bellezza", un tour (da oggi sino al 30 settembre l’ingresso è gratuito) fra le 250 opere, su due piani, che accompagna il visitatore dal mondo dell’arte etrusca a quello dell’arte contemporanea, con rimandi continui, che altro non fanno che amplificare la sensazione di magnificenza respirata entrando in questo luogo.

Tutto sembra essere costruito attorno al dialogo fra archeologia e arte contemporanea; la tela di Andy Warhol, le polaroid della serie Etruschi (1984) di Paolo Gioli, i disegni e gli acquerelli di Augusto Guido Gatti (1863-1947) testimonianze delle pitture rinvenute nelle tombe di Tarquinia si integrano con i buccheri etruschi racchiusi nelle vetrine. E così si prosegue, specchiere settecentesche (nel corridoio) perfettamente restaurate e boiserie fedelmente riprodotte come le orginali: si ammirano le opere di artisti contemporanei, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Francesco Simeti (con lo splendido arazzo) e Marianna Kennedy, insieme a significativi prestiti come l’ampia collezione di asce, fibule, strumenti da lavoro del “Ripostiglio di San Francesco“, proveniente dal Museo Civico di Bologna, e la grande tela di Giorgio De Chirico Le Cheval d’Agamemnon, (1929).

Ma è il piano ipogeo a lasciare stupefatti, un progetto firmato dallo studio Mca di Mario Cucinella, spazio fluido ispirato alle tombe di Cerveteri, fra le poche architetture etrusche rimaste. Si scende percorrendo una scala intagliata nella pietra “serena“, un materiale che proviene dalle cave tosco emiliane, e si arriva in uno spazio espositivo composto da tre sale circolari e una grande ellittica. Tutto realizzato con 30mila conci di pietra, incastrati quasi uno ad uno,tanto paiono perfetti.

Qui ogni ambiente «narra» la vita quotidiana degli Etruschi, la casa, la bottega, il mare. Quindi, vasi, ex voto, urne cinerarie, piccoli bronzi e ancora, opere contemporanee di William Kentridge, Lucio Fontana e Arturo Martini. Il rischio è, per i visitatori, di restare spiazzati, ma il museo fornirà audioguide, e saranno possibili visite guidate con esperti appositamente formati. I pezzi esposti, poi, saranno a rotazione, la collezione etrusca della Fondazione Rovati è ben più ampia.

Un percorso di visita che si esaurisce in un’ora e mezza, un tempo giusto "per regalare al visitatore un’esperienza emozionale", racconta Giovanna Forlanelli "e stuzzicare la sua curiosità, spingerlo ad approfondire". Denso il programma espositivo che si apre nello Spazio Bianco con la mostra di Sabrina Mezzaqui “La vulnerabilità delle cose preziose“ e due opere, Autobiografia del rosso e Groviglio. In ottobre focus sulla scrittura etrusca, verrà presentata per la prima volta al pubblico la Stele di Vicchio.