Milano, i giovani detenuti del Beccaria diventano artisti: pennelli e colore per rinascere / VIDEO

Alla Basilica di San Celso in mostra i quadri realizzati dai ragazzi del carcere minorile nell’ambito del progetto educativo Palla al Centro della Fondazione Francesca Rava

Milano – È stata inaugurata alla Basilica di San Celso di Milano e sarà visitabile fino al 2 giugno, “L’anima nel colore”, mostra collettiva realizzata con le opere dei ragazzi detenuti al carcere minorile Beccaria. L’esposizione è curata dalla Fondazione Francesca Rava, con il sostegno dello studio legale Dentons, il patrocinio della Camera Minorile di Milano, il Dipartimento per la Giustizia Minorile del ministero di Giustizia.

La mostra rientra nell’ambito delle iniziative del progetto Palla al Centro, che ha l’obiettivo di individuare percorsi di rinascita per i giovani detenuti e sensibilizzare sul tema del disagio giovanile. In particolare, le opere esposte sono state realizzate all’interno del Laboratorio di Arte, spazio creativo del Beccaria nato su iniziativa della Fondazione Francesca Rava nel 2021, e guidato dalla docente Albania Pererira. I Laboratori di Arte sono stati realizzati anche grazie al prezioso contributo di Fondazione di Comunità Milano.

Uno spazio all’interno del quale i ragazzi hanno la possibilità di avvicinarsi alla bellezza e all’arte ed esprimere le proprie emozioni, sperimentando la creatività astraendosi dalla realtà detentiva. Le attività offerte ai detenuti dal laboratorio non riguardano solo il corso di pittura, ma si estendono anche all’esterno, attraverso l’organizzazione di visite a musei, la partecipazione a concerti e l’incontro con le istituzioni. 

L’inaugurazione della mostra è stata preceduta da una tavola rotonda sul progetto Palla al Centro e il ruolo dell’arte nei percorsi educativi dei giovani autori di reato. Un incontro che è stato anche l’occasione per ascoltare la testimonianza un giovane detenuto-artista, la cui opera è esposta nella basilica. “Non avevo mai dipinto in vita mia – ha raccontato il ragazzo – Il primo giorno di laboratorio ho detto subito all’insegnante che non sapevo fare niente. Ma dopo aver realizzato il mio primo quadro, le ho chiesto: ma l’ho fatto davvero io?”.

“Il carcere non è un luogo qualsiasi – ha detto l’insegnante del laboratorio Albania Pereira – è un luogo a sé, di forte impatto e ricco di emozioni e di energie, dove l’arte si adatta senza difficoltà. Per i ragazzi detenuti vivere la bellezza è di estrema importanza, dal momento che la percezione dell’armonia provoca in loro emozioni positive. Non è l’opera che conta, ma il processo che avviene per la realizzazione della stessa”.

“Avvicinare i ragazzi carcere minorile all’arteterapia è fondamentale – ha spiegato Mariavittoria Rava, presidente Fondazione Francesca Rava –  Pennelli e tele non sono solo strumenti d’arte  nelle mani dei giovani, ma anche un modo concreto per far intraprendere loro un percorso di rinascita, che passa attraverso la conoscenza di sé e dei propri talenti, anche tramite l’apertura al dialogo con un esterno popolato di modelli positivi”.

“Le opere d’arte sono pezzi unici – ha sottolineato Francesca Perrini, direttore del Centro per la Giustizia Minorile per la Lombardia – perché creati da ragazzi unici e in questa unicità vorremmo riuscire ad agganciarli, sperando di costruire un ponte verso quello che le loro vite saranno quando usciranno dal Beccaria”. 

Raffaella Messina, vice direttrice del Beccaria ha posta l’accento sulle forza educativa offerta dalla creatività: “Il laboratorio d’arte ha lo scopo di dare degli strumenti espressivi a ragazzi che normalmente fanno fatica con il verbale, mentre invece hanno una ricchezza interiore che viene espressa in modo sorprendente proprio attraverso il gesto artistico”.