ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Maldestro: “Se sono qui lo devo a mia madre”

Maldestro e il successo, concerto alla Salumeria della musica

Maldestro

Milano, 20  aprile 2017- Al braccio speciale suo padre lo chiamano ancora “il poeta” per quella raccolta di versi dal titolo augurale, “La vita, l’amore oltre il muro”, andata a ruba tra gli inquilini di Secondigliano. Ma nelle parole di Maldestro, al secolo Antonio Prestieri, non ci sono accenni alla vita deragliata del padre Tommaso e alla sua aspirazioni di capoclan della camorra in cerca di redenzione letteraria. E questo anche se lo spettacolo che lo deposita stasera alla Salumeria della Musica abbonda di riflessioni sulla vita, sull’amore… e sui muri. A Sanremo “Canzone per Federica” ha regalato a Maldestro il secondo posto tra le Nuove Proposte e il Premio della Critica, mentre l’album “I muri di Berlino” una collezione di passioni difficili, a cominciare da quella per la sua Scampia. Perché l’uomo è fatto “di polvere e inganni”, ma conosce il valore del sentimento, della speranza, e sa che l’amore dato è lo stesso che torna, come canta Prestieri in quella “Abbi cura di te” finita pure nella colonna sonora del film di Massimiliano Bruno “Beata ignoranza”.

Tanti dicono che la musica gli ha cambiato la vita. E a lei?

«A me l’ha segnata. S’è rivelata, infatti, una cura fondamentale per completarmi, abbattendo la distanza tra realtà e aspirazioni».

Sua madre suonava il piano, suo nonno faceva il produttore. Il papà altro. Lei, però, alla fine ha imboccato la strada giusta.

«Qualche collega racconta di aver lottato per diventare musicista, condizionato da un padre l’avrebbe voluto ingegnere e una madre che preferiva vederlo medico o bancario. Io no, mia madre che m’ha sempre detto di fare l’artista. Non ha mai avuto una parola buona per quel che facevo, ma mi ha sempre spronato a farlo, a non arrendermi mai. Se sono qui lo devo a lei».

Una rivalsa, dunque?

«Dopo Sanremo le ho chiesto se era orgogliosa di me. Mi ha risposto di sì e che lo sarebbe stata anche se avessi fatto l’idraulico».

Sanremo lo rifarebbe?

«Assolutamente sì. Anche perché sono riuscito a viverlo con quel centimetro di distacco necessario per godermi fino in fondo la sua varia umanità. Se il festival più importante d’Italia ti permette di raccontare in piena libertà quel che ti porti dentro a milioni di persone, non puoi chiedere di più».

Ma cos’hanno i muri di Berlino oltre al fatto di essere stati costruiti su macerie?

«Nel disco parlo soprattutto dei muri interiori, quelli che dobbiamo abbattere se no prima o poi vengono fuori come quelli di mattoni. Vedi Trump, che innalza nuove barriere perché evidentemente ne ha in testa altre che non è riuscito a superare; se noi votiamo questa gente vuol dire che ci portiamo dentro dei problemi da risolvere”.

Dice di non essersi mai candidato ad un talent perché certi show richiedono dei compromessi inaccettabili per uno come lei. Quali sono quelli su cui non transige?

«Firmare un contratto che mi costringa a stare a casa finché l’etichetta non ritiene che è arrivato il momento giusto per suonare in mezzo alla gente, ad esempio. Nell’arte non c’è mai un momento giusto».