
Il libro de Il Giorno di Gennaro Malgieri
Milano, 25 settembre 2015 - LOUIS DE Rouvroy, duca di Saint-Simon, oppositore di Luigi XIV in quanto critico dell’assolutismo ed autore di un corpus di Memorie imponente, non disdegnò di raccontare l’apogeo del Re Sole con una certa obiettività che gli va riconosciuta ancora oggi, a trecento anni dalla morte del monarca che diede il suo nome ad un’epoca irripetibile della storia europea. Saint-Simon, del quale le pagine dedicate a Luigi XIV vengono riproposte dall’editore Castelvecchi proprio in occasione dell’anniversario passato quasi sotto silenzio in Italia, non si limita a raccontare le vicende politiche e militari ben note del “discepolo” riluttante di Mazzarino dal quale, alla morte di questi, si emancipò al punto da governare senza un primo ministro, ma immette il lettore nel vortice della corte più sontuosa del Continente. Il ché non impedisce a Saint-Simon di sottolineare come Luigi XIV riuscì, grazie alla sua scaltrezza, a diventare la personificazione del potere. Lo Stato era lui; la Francia era lui; e tentò di diventare anche il “re dell’Europa” sfiorando il sogno con tante guerre ed una politica di alleanze dinastiche e matrimoniali ora redditizia, ora fallace. Ma certamente le arti e la cultura che incrementò fecero di Parigi la capitale del mondo. Se fu protettore di Molière e di Racine, non poteva che avere una visione della bellezza coincidente con la grandezza della sua monarchia e la sua corte aveva uno splendore antico capace di influenzare mode e costumi.
Dopo cinquantaquattro anni di regno effettivo (dei quali ventinove trascorsi in guerra), sostenuto da uomini come Colbert che innovò le finanze fino a farne un modello da esportazione, di Luigi XIV rimase un’inimitabile arte di contemperare le ragioni del trono con quelle della Francia. Della potenza della nazione ne avrebbero beneficiato tutti, soprattutto le classi più povere. E ciò gli è stato riconosciuto anche da Saint-Simon che nel suo libro l’autore riesce a far risaltare la figura intima più che quella pubblica di Luigi XIV, offrendoci un personaggio tra luci e ombre, caratterizzato dal perseguimento della volontà di potenza. “Provò l’amore, intuì che l’ozio era nemico della gloria, tentò qualche debole colpo di mano ora in una direzione, ora in un’altra, si rese conto di aver acquistato maggiore libertà con la morte di Mazzarino, pur non avendo avuto abbastanza forza per liberarsene prima”, scrisse Saint-Simon che, tra l’altro, fu membro del consiglio di reggenza di Filippo II d’Orleans dopo la morte di Luigi XIV. Il secolo che si apriva con la fine del Re Sole si sarebbe chiuso con l’avvento di Napoleone. Fu questi assolutista come il Borbone, ma i tempi erano maturi per l’affermarsi di altri ideali incompatibili con il primato del Trono e dell’Altare.
LOUIS DE SAINT-SIMON, Il Re Sole, Castelvecchi