
Il tornio a pedali restaurato e funzionante
CARUGO (Como)"Le gh’è tõtt di legnamée, “anca di paisan“ e poi ci sono anche i tessitori, una meraviglia", lo scoppio entusiasta è stato di un amico che ama parlare il dialetto nonostante sia quasi laureato e che quindi, come per le parole e i modi di dire del tempo passato, va anche a riscoprire segni del vecchio mondo del lavoro. Ed è stato così che ha saputo del “Museo della Brianza nel 900” che è aperto alla visite guidate a Carugo in via Don Gnocchi ed è andato a scoprirlo. Ha cominciato a strabiliare osservando l’antico tornio a pedali ritrovato a pezzi in botteghe ormai inoperose, recuperato, restaurato e rimesso in funzione. È uno dei pezzi di più ammirati dei tanti di questo museo. L’infinita esposizione di utensili, macchine, telai, attrezzi agricoli, apparecchi dei falegnami, addirittura una trebbiatrice e un enorme telaio Jacquard, è opera dell’”Associazione del museo”.Patron è Luigi Tagliabue, 79 anni, di Carugo, ex imprenditore a capo di un’importante azienda mobiliera ricca di storia. L’impegno di Tagliabue è quello di recuperare, conservare gli attrezzi classici della falegnameria. Tutto era nato per ricordare il mondo della falegnameria che in Brianza è sempre stato il pane quotidiano. Il tornio a pedali è l’ultima delle tante “star” arrivate in mostra. Però c’è anche la grande storia dei contadini, altrettanto protagonisti del lavoro e dell’economia. E non poteva mancare la straordinaria stagione del filo, della torcitura, della seta e della tessitura. Ecco quindi che il museo si divide in tre sezioni collegate fra loro. La prima parte della visita ha immerso l’affascinato visitatore nella storia del faticoso lavoro rurale. L’incontenibile incanto dell’amico ha raggiunto le stelle vagando nella camera da letto contadina. Poi una schiera di “cudee” appesi, in bella mostra, con dentro la “cut”, la pietra nera che serviva al contadino per affilare la falce. Suo nonno lo portava appeso alla cintola. Ha ripensato anche a suo padre operaio tessile quando gli mise in mano una navetta del telaio con dentro la pelle di coniglio per pulire il filo della trama.
Emilio Magni